Santuario della Madonna del Carmine a Poggiridenti

Franca Prandi 

 

Le chiesa del Carmine sorge in comune di Poggiridenti, in posizione panoramica su un dosso che sovrasta le pareti rocciose che scendono scoscese e parzialmente coltivate a vigna verso il fondovalle. Le premesse alla sua costruzione risalgono al cambio di un terreno di proprietà della chiesa di San Fedele con un piccolo campo che il canonico di Tresivio, Pietro Crivelli, possedeva a Somsassa e avvenuto, previa autorizzazione vescovile, venerdì 4 dicembre 1648.

Su quel piccolo appezzamento, come si legge nella transazione, i sindaci della chiesa e gli uomini della cura intendevano fabbricare una nuova chiesa dedicata alla Madonna del Carmine. Non è nota, con esattezza, la data d’inizio lavori, tuttavia si può far risalire al breve intervallo di tempo che intercose fra quel giorno ed il 1651.

Nella lettera che il curato Giovanni Ligari inviò il 1° luglio 1651 alla curia per ottenere la licenza a celebrarvi, poi rilasciata, compare una prima descrizione dell’edificio: "Havendo l’homini di Pendolasco [nome antico di Poggiridenti] ridotto la chiesa della B. V. del Carmine a bon termine, cioè finito et stabilito il choro, che viene bello e vago per l’altezza che è braza 18, con due mezze lune sopra il cornisone; et due sotto finestre: con la nicia per riporre la statua della B. Vergine con la scalinata de 7 scalini dall’altare a piedi della statua con 6 angeli, ancora a torno a detta statua et altri ornamenti; con il feradone del choro alto 16 quarte. Le mura della chiesa ottagonale sono alte 40 quarte sino al cornisone inclusive et sarebbe finita, ma il capo mastro vuole si dia tempo per riseto delle muraglie et il cornisone e bastione, è grossa la muraglia quarte 9. Ci sono due capelle, una dedicata allo Spirito Santo, l’altra all’Angelo Custode; si sererà la chiesa, riuscirà alta braza 34 et la cupola incirca".

Il 9 settembre di quell’anno l’arciprete di Tresivio fu dunque incaricato dal vescovo di Como, Lazzaro Carafino, di verificare che la chiesa fosse idonea alla celebrazione del culto; appurato ciò benedisse solennemente l’edificio e permise che vi fosse accolta l’effigie della Madonna.

L’anno successivo, il 24 dicembre 1652, si costituì la Confraternita della Vergine del Monte Carmelo, istituita con lettere patenti rilasciate dal Generale dell’Ordine Carmelitano di Roma. Il curato Ligari quindi fissò alla seconda di Pentecoste la festa della Congregazione; fu poi portata al 16 luglio, e ancora, per andare incontro alle esigenze della popolazione che in quel periodo era particolarmente occupata con la fienagione, alla prima domenica di luglio.

Nel 1658 si stavano ultimando gli altari laterali, come si desume dalle ultime volontà del chierico Giuseppe Cederna che, infermo, assegnò alla chiesa la somma di £ 100 imperiali, perché si portassero a compimento i due altari. Al 1654 risale, invece, la fondazione di un beneficio o cappellania del Carmine per il mantenimento di un sacerdote che assicurasse un regolare servizio religioso nel nuovo edificio. Al cappellano, il quale doveva svolgere anche le funzioni di organista e coadiuvare il parroco nell’assolvimento dei suoi compiti, fu assegnata la casa della torre, posta nelle vicinanze della chiesa di San Fedele, dove risiedette almeno fino a quando non fu costruito l’edificio che ancora oggi sorge a est della chiesa della Madonna del Carmine. Il beneficio fu rifondato nel 1681; nuovi legati si aggiunsero successivamente a quelli esistenti.

Negli anni successivi furono eseguite diverse opere di abbellimento: nel 1669 fu acquistato l’organo vecchio dalla chiesa della Madonna di Campagna di Ponte; nel 1672 mastro Giovan Battista Scalvini detto Parolino di Cemmo in Valcamonica realizzò le due ferrate di pregevole fattura che chiudono gli altari laterali. In seguito, probabilmente, i lavori ristagnarono; infatti, a proposito dell’edificio sacro, così si dice nel 1690: "qual tuttavia resta ancora imperfetto, per molte cose necessarie, alla provisione della sacrestia e organo" e si chiede alla curia la facoltà di "deputare alcune persone fidate à questuare per tutta la Valtellina l’elemosina in sussidio di detta Fabbrica, come anche, occorrendo […] in tempo di festa".

Le questue dovettero essere fruttuose se nel 1710 la popolazione di Pendolasco fece di nuovo ricorso alla curia per ottenere l’autorizzazione ad ampliare la chiesa che, oramai, non riusciva più a contenere i fedeli che vi si affollavano per le funzioni, soprattutto durante la processione con le reliquie di san Prospero martire, portate da Roma nel 1700. La risposta non poteva essere che affermativa, pertanto iniziò l’ingrandimento concernente il corpo avanzato posto a nord della cappella ottagonale primitiva e che, come si desume dalla documentazione, si protrassero per quasi tutto il secolo.

Intanto anche l’interno si andava arricchendo e rinnovando con pregevoli arredi: i due altari laterali furono nuovamente dedicati uno allo Sposalizio della Vergine e l’altro al Transito di san Giuseppe, dove furono collocate le tele relative ai due episodi, oggi molto rovinate. Quest’ultima cappella era proprietà del curato Francesco San Benedetto che volle fosse donata alla chiesa del Carmine dopo la sua morte, come risulta dal suo testamento redatto nel 1699. L’altare maggiore fu invece abbellito con due pregevoli manufatti lignei, cioè dall’ancona e dalla statua della Madonna eseguiti nel 1722 dall’intagliatore e scultore veneziano Giovan Battista Zotti.

Nel 1715 e 1717 si ha notizia di pagamenti al campanaro Giovan Giacomo Quadrio di Chiuro, che aveva provvisto il campanile di due campane e, molto più tardi, di interventi sulle opere murarie: al 1755 risalgono due pagamenti al tagliapietra Tommaso, al 1761 una contestazione relativa a pagamenti nei confronti dei lapicidi Guglielmo Dulcini e Giovanni de Matthijs, forse autori del bel portale in pietra verde di Tresivio; dal 1785 al 1787 si pagò a più riprese mastro Giacomo Sabbione, i suoi operai e varie altre persone che portarono sabbia e calcina; nel 1789 venne remunerato un certo mastro Giovanni che aveva, tra le altre cose, steso l’intonaco sull’odierna facciata e al quale si saldò anche un quantitativo di gesso, forse utilizzato per gli stucchi che ornano l’interno; tra il 1786 e il 1799 fu spianato il piazzale antistante, portato a termine il tetto della chiesa nuova e restaurata la cupola sulla cima del campanile.

La vecchia statua della Madonna che veniva vestita, secondo le ricorrenze liturgiche, fu sostituita nel 1942, in seguito ad un decreto vescovile. L’attuale fu donata dai reduci delle due grandi guerre nel 1947, a ringraziamento della vita scampata. Interventi significativi sono stati effettuati di recente, grazie alla legge Valtellina, per consolidare le fondamenta e i muri, restaurare gli intonaci della facciata e del campanile e sostituire il pavimento in piastrelle con lastre di pietra.

La benevolenza della Madonna verso i suoi devoti si manifestò ben presto con la concessione di grazie che interessarono persone del luogo e delle contrade vicine e di cui il curato Ligari redasse un inventario. La chiesa divenne una delle stazioni fisse durante le numerose processioni che si svolgevano nell’ambito della cura e dei comuni circonvicini e fu tappa di pellegrinaggi dalle parrocchie limitrofe e dalla Valmalenco, diretti ai santuari della Santa Casa di Tresivio e di San Luigi di Sazzo. La sua azione taumaturgica si manifestò soprattutto in occasione della siccità che spesso colpì le nostre zone; effetti miracolosi su tali calamità sortiva anche il trasporto delle reliquie di san Prospero, lì conservate. Più di una volta le popolazioni di Montagna e Tresivio si riunirono presso la chiesa del Carmine per invocare, attraverso l’intercessione del santo, la provvidenziale pioggia.

La chiesa del Carmine è dunque composta dall’originale cappella a pianta ottagonale sormontata da una grande cupola, esternamente a forma di tiburio, alla quale sono stati addossati, sul lato sud-ovest, il campanile a un solo ordine di monofore, culminante con una lanterna ottagonale e, a nord, il corpo avanzato dell’aula, suddiviso in tre navate. La facciata è scandita verticalmente da quattro paraste in pietra viva e si conclude con un ampio frontone a vento. Al centro si apre il bel portale di pietra verde di Tresivio, che dà accesso all’aula settecentesca collegata a quella seicentesca tramite un’arcata. Il presbiterio è chiuso da un cancello in ferro battuto, come i due altari laterali ed accoglie l’ancona lignea dello Zotti. A lato dell’arco trionfale sono sistemati la cantoria a destra e il pulpito a sinistra, sotto i quali trovano posto due confessionali. Le pareti della cupola ottagonale sono ornate da quattro affreschi di modesta fattura ispirati a passi biblici e da vari stucchi.

La chiesa del Carmine è aperta durante il periodo estivo al sabato, in occasione della celebrazione della messa prefestiva delle ore 18, e la prima domenica di maggio, giorno in cui si festeggia la Madonna del Carmine.

Per informazioni: tel. 0342 380847.

  

Bibliografia

M . GNOLI LENZI, Provincia di Sondrio, Roma 1938 (Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, IX).

C. BOZZI, F . PRANDI, Da Somsassa al Carmine, Poggiridenti 1983.

B . LEONI, Lo scultore e intagliatore Giovanni Battista Zotti in Valtellina, "Bollettino della Società storica valtellinese", XLIII (1991).