Cenni
storici
Il
Santuario venne iniziato nel 1646, dove già sorgeva
una chiesa dedicata alla Madonna, di cui si hanno notizie fin dal 1094 con il
riferimento ad una baxilica che nel 1106 risulta alla
dipendenza dal monastero di S. Abbondio di Como.
Presumibilmente
nella prima metà del XII secolo, presso questa
chiesa, si venne costituendo una piccola comunità monastica benedettina, una
cerula - come si legge in un atto del 1185, - domiciliata verosimilmente nella domus di proprietà della chiesa, più
volte citata negli atti amministrativi.
Pur
venuta meno, intorno alla metà del Duecento, la presenza dei monaci
benedettini, la chiesa di S. Maria fu tenuta in vita
dalla pietà popolare, finché nel 1440 il nobile Giovanni Beccaria
fondò un beneficio riservando il diritto di patronato alla sua famiglia.
La
devozione mariana, sempre viva tra gli abitanti di Tresivio
e testimoniata anche dalla presenza di una antica
confraternita denominata schola Sanctae
Mariae, porterà alcuni secoli più tardi (XVII) a costruire intorno e sopra la chiesa di S. Maria di Tronchedo il santuario
della Santa Casa.
Di
quest’ultimo
rende per primo testimonianza, negli atti delle
visite pastorali del 1629 e del 1646, il vescovo Lazzaro Carafino
che fa cenno nella sua prima venuta a Tresivio alla
“erigenda chiesa dedicata alla Beata Vergine di Loreto” e nella seconda più
diffusamente raccomanda "Per la chiesa di S. Maria,
hora Lauretana di Tresivio o Tronchedo. Volendosi
fabbricare di nuovo questa chiesa s’osservi il disegno
approvato et intanto si mantenga delle cose
necessarie per la celebrazione e si celebri frequentemente per mantenervi e
accrescervi la devozione, e s’eseguano li decreti delle passate visite".
Il
30 novembre 1646, in effetti, l’arciprete Lambertenghi
benedice la prima pietra del nuovo santuario, la cui costruzione, per scarsità
di fondi, procede a rilento, tanto che nel 1682 il vescovo Carlo Ciceri, accogliendo la supplica presentata dall’arciprete e
dai sindaci della chiesa, autorizza la
raccolta di questue in tutta la valle.
Alla
famiglia Guicciardi spetta per tre secoli il diritto
di patronato sulla Santa Casa di Loreto che trae origine da una disposizione
testamentaria di Antonio Guicciardi
del 16 maggio 1656. Costui, intendendo fondare un beneficio ecclesiastico con
riserva di diritto di patronato alla propria famiglia, pensa di legare a tale beneficio stabili, fitti e capitali per un importo di
8.000 imperiali.
Giacinto Guicciardi, nel rispetto delle ultime volontà dello zio, il nobile signor Antonio, fonda il benefìcio della Santa Casa e designa come primo cappellano il chierico Francesco Medici di Valcamonica, destinato ad entrare in possesso della cappellania non
appena ordinato sacerdote con l'onere di celebrare nella
"Casa o chiesa lauretana" due messe alla settimana.
Sorge
in quegli anni il primo nucleo del Santuario, individuabile nei possenti volumi
della navata. Non a torto il vescovo Carafino nella
sua terza visita pastorale a Tresivio del 1654 sottolinea l’importanza di portare a compimento un’opera
tanto impegnativa per una piccola comunità. Afferma infatti:
"… È incominciato l’edificio di questa chiesa su disegno di grande e
dispendiosa mole, però si ricorda alla divozione dei
fedeli il proseguirla sino al fine. Frattanto si provveda delle suppellettili
necessarie alla celebrazione delle messe, e si faci reindorare fra doi mesi la patena
che si trova.
Si
prepari un libro capace, nel quale distintamente si notino
le spese, e il ricavato per detta chiesa da deputati, i quali ogni anno ne
renderanno i conti all’arciprete…. Per essere da lui admessi
e sottoscritti".
Il
notaio Crivelli nel 1658 registra gli accordi intercorsi tra Martino Scala e il
figlio Antonio e i lapicidi Gervasio e Martino Colturi
di Bormio, abitanti a Tresivio.
Pietro
Angelo Scala è una figura tra le più significative nel
panorama della architettura valtellinese del secondo
Seicento. E' forse da identificare nel sopracitato
Martino Scala uno dei primi architetti della S. Casa?
Nel
1660 sono sempre gli atti del Crivelli a documentare
l'inaugurazione dell'organo costruito da Carlo Prata,
di Gera Lario e la donazione alla S. Casa Lauretana di una reliquia di S. Carlo Borromeo.
Se ne deduce che un primo corpo di fabbrica fosse già agibile ed atto ad ospitare le funzioni liturgiche accompagnate dal suono dell'organo.
Nel
1669 viene stipulato un accordo tra la Venerabile
Fabbrica della S. Casa di Tresivio e "li picapietre".
Tra
gli anni 1693 e 1731 si completa il campanile di destra della facciata, si
lavora al tetto del coro e si costruisce la cupola.
Negli
atti delle visite pastorali del 1717 del vescovo Olgiati è inserita una relazione del visitatore Gerolamo Gaetani fatta il 24 agosto. Vi si parla di una chiesa
appena costruita, alla quale si accede tramite
gradinate, attraverso tre porte poste sulla facciata e due poste ai lati.
L’interno è ampio, provvisto di coro e due cappelle con arco d’accesso ancora
allo stato grezzo, mentre le due cappelle vicine alle porte sono rifinite,
imbiancate, dotate di cancelli in legno, pietra sacra
e arredi idonei. Al centro della chiesa,
tra le due principali cappelle laterali, vi è una casa lauretana,
dotata di altare con pietra consacrata, arredi lignei,
tre lampade d’argento e una grande croce pure d’argento.
Note contabili ci informano che nel 1724 il luganese Giacomo Adamo, capomastro, lavorava con i suoi operai al cornicione della chiesa e ai capitelli interni.
Scorrendo
i registri contabili delle parrocchie valtellinesi
non è raro imbattersi in mastri luganesi che portano
il cognome di Adamo. Il più noto è forse Martino
Adamo, architetto attivo in Valtellina nella seconda metà del Seicento.
La
cripta dell'antica chiesetta di S. Maria subisce un
parziale crollo. Vengono quindi sostenute delle spese
per "rifare la volta di sotto e il suolo della chiesa caduto".
Un
altro crollo avvenne in tempi successivi al punto che si rese necessario
riempire la cripta di detriti e realizzare un nuovo pavimento.
Nel
1754 il piccapietra bormiese
Giuseppe Maria Tamagnino
costruisce il portale maggiore del Santuario. Suo padre, Vitale,che già dal 1666 abitava a Tresivio,
aveva invece realizzato le porte laterali.
Nel
1755 mastro Giacomo Bichler riveste con lamine di
rame finemente lavorato le porte dell'ingresso principale. I registri contabili
della chiesa costituiscono finora l'unica testimonianza relativa
all'attività di questo artista, forse di origine tedesca.
Nel
1780-1790 si lavora ancora all'interno della chiesa con particolare riguardo
agli altari.
Nel
1795 iniziano i lavori per la torre campanaria, che avranno
compimento solo nel 1832.
Nel
1833-55 una memoria contenuta negli atti della visita pastorale del vescovo Romanò informa della presenza nel tempio di numerose crepe,
al punto da paventare una sua chiusura.
Nel
1874 con il determinante contributo del canonico Gianoncelli e sotto la direzione tecnica dell'ingegnere
Giacomo Orsatti si provvede ai lavori di restauro e
anche di finitura. Da una memoria dell’epoca si ha notizia che “la chiesa della
Madonna era eretta ma non finita, eccetto la facciata che era stabilita
(intonacata) come si vede, il resto a rustico tutto l’interno del tempio…la
scalinata a sera non c’era e fu costruita…la guglia a sera non c’era e fu innalzata per compire il disegno ….verso sera, nell’interno della chiesa lo scurolo
presente era ingombro di materiale e mancante di alcun lume in fondo, senza stabilitura alle pareti e senza lastrico al suolo…l’intero
tempio, nell’interno, fu tutto ritoccato e sigillate le screpolature”.
Nel
1876 la chiesa viene dotata di un nuovo organo
costruito dalla ditta Locatelli di Bergamo.
La
chiesa, per Decreto Ministeriale, dal 1913 è inserita fra gli "Edifici
Monumentali" d’Italia e nel 1931 è elevata a dignità di Santuario dal
vescovo di Como mons. Alessandro Macchi.
Dal 1936 al 1949 la custodia e l’officiatura del Santuario furono affidate ai Padri Monfortani, per poi tornare alla Parrocchia di Tresivio.