I VESTIBOLI

certosadipavia5.jpg (49983 byte)Per un lungo viale alberato si giunge alla basilica di S. Maria delle Grazie, incontrando dapprima due vestiboli di fattura rinascimentale, in genere non molto considerati. Il primo a sinistra (1454) era adibito a portineria, mentre nel secondo (1434) avveniva la distribuzione dei viveri ai poveri, attraverso un’inferriata che ancora oggi si può vedere. Oltrepassato l’ingresso il visitatore si trova in un’ampia corte nella quale la cangiante facciata della chiesa fa da quinta prospettica. A destra sorge il palazzo ducale, ora "gipsoteca", mentre a sinistra si trovavano un tempo i cantieri della fabbrica.

LA FACCIATA

Concentriamo ora la nostra attenzione sulla facciata della chiesa. Come spesso accade fu una delle ultime realizzazioni del grande complesso . Quando nel 1473 fu affidato l’incarico dell’esecuzione a Cristoforo e Antonio Mantegazza, si stava concludendo il corpo della chiesa, si stava lavorando al tiburio e ultimando i chiostri. Nel 1474 vengono associati anche Giovanni Antonio Amadeo e poi il Dolcebuono e il Briosco, più tardi il Lombardino. Si può notare che la facciata è stata concepita come un organismo a sé stante, indipendente dalla chiesa gotica, utilizzando marmo di Candoglia e Carrara. La parte superiore è caratterizzata dall’elemento decorativo dato dalla policromia dei marmi, mentre nella zona inferiore si infittisce l’ornato. L'iconografia dell’insieme, realizzata dall’Amadeo, vuole raffigurare il trionfo del cristianesimo sul paganesimo. Così troviamo nel basamento una serie di medaglioni di imperatori romani e sovrani orientali, sopra lo zoccolo in diciotto bassorilievi "Episodi della vita di Cristo", intervallati da statue di Santi e Profeti.

IL PORTALE

Il portale ricorda invece nello zoccolo la vita di san Bruno (Amadeo), mentre nelle lesene scene di vite di Santi legate alla devozione ambrosiana e pavese; nell’imbotte in quattro scene viene rappresentata la fondazione e consacrazione della Certosa.

LE FIANCATE E L’ABSIDE

Se nella facciata predomina l’elemento decorativo, nelle fiancate si ritorna alla compostezza delle forme architettoniche. Robusti contrafforti, terminanti in pinnacoli, scandiscono il corpo della chiesa, tutto percorso da gallerie e archetti in marmo bianco che creano un particolare contrasto con il rosso del laterizio. La zona absidale è movimentata da contrafforti, dalle absidi a trifoglio del transetto e del presbiterio (Giovanni Solari, 1462).

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L’INTERNO

Oltrepassiamo ora la soglia. L’interno, solenne e maestoso, trae ispirazione dal Duomo certosadipavia7.jpg (31319 byte)di Milano, la fabbrica a cui stavano contemporaneamente lavorando molti artisti e maestranze della Certosa. Il primo progetto viene attribuito a Bernardo da Venezia, Giacomo da Campione e Cristoforo da Conigo, progetto di cui venne realizzata parte della pianta e dell’alzato; Giovanni Solari e il figlio Guiniforte proseguirono l’opera apportando modifiche al progetto iniziale. La chiesa è a croce latina, a tre navate affiancate da quattordici cappelle quadrate, sette per lato; il presbiterio e il transetto hanno uno sviluppo triabsidale. La navata centrale è a cinque campate, divisa dalle laterali da pilastri a fascio le cui derivazioni determinano i costoloni della volta a crociera, il tutto impreziosito dalla decorazione bergognonesca.

LE CAPPELLE

Le cappelle, di alcune delle quali riportiamo una sommaria descrizione, conservano opere dei più noti maestri del Rinascimento e Barocco lombardo e italiano: Perugino. Bergognone, Nuvolone, Morazzone, Procaccini. Se escludiamo quelle di tema mariano, di cui parleremo più avanti, le opere più notevoli sono: nella navata sinistra, nella seconda cappella, di S. Michele, polittico ricomposto con "Padre Eterno" del Perugino (1499) e "Dottori" del Bergognone; nella sesta cappella, di S. Ambrogio, "S. Ambrogio e Santi" del Bergognone (1490); nella navata destra, nella settima cappella, dell’Annunziata, sopra la porta di comunicazione col transetto, un frammento di affresco con "S. Caterina" del Bergognone; nella quinta cappella, di S. Siro, tavole con "S. Siro e 4 Santi" del Bergognone (1491); nella quarta cappella, del Crocifisso, "Crocifissione" del Bergognone (1490); nella seconda cappella, di S. Ugone, "Evangelisti" del Bergognone.

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IL PRESBITERIO

Inoltriamoci nel presbiterio, iniziando dal transetto di sinistra (nord), dedicato agli Sforza, mentre l’opposto è dedicato ai Visconti.

IL TRANSETTO DEGLI SFORZA

Al centro è collocato il cenotafio di Ludovico il Moro e Beatrice  d’Este (Cristoforo Solari, 1497) , destinato, in un primo tempo, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie - la cui tribuna era stata concepita come mausoleo del Moro – passato alla Certosa nel 1564, qui collocato nel 1891. La decorazione del transetto è del Bergognone: l’"Ecce homo" nella lunetta della porticina di passaggio alle cappelle del transetto e nel catino absidale "L’incoronazione della Vergine tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro".

LA SAGRESTIA VECCHIA

Passiamo ora nella sagrestia vecchia, il cui portale d’accesso fu ideato dall’Amadeo nel 1477. Il fregio rappresenta in quattro tondi i signori di Milano (Alberto Maffioli da Carrara, 1492). La sagrestia, di fattura gotica, degli inizi del XV sec., conserva ancora il pavimento originario in terracotta. In questa sala è conservato il polittico in dente d’ippopotamo, la più antica opera scultorea della Certosa, del primo decennio del XV sec. proveniente dalla bottega degli Embriachi, acquistato dai Certosini nel 1409 per essere collocato all’altare maggiore. Questa pregevole opera è composta da tanti tabernacoletti con statuine di Santi, lo scomparto centrale narra la leggenda dei Re Magi secondo i vangeli apocrifi, mentre quelle di destra e sinistra raccontano episodi della vita di Cristo e della Vergine. Una consistente parte delle statuine venne trafugata nell’agosto del 1984, ma recuperata fortunosamente l’anno successivo.certosadipavia11.jpg (34798 byte)

L CORO

Il presbiterio è la parte più ricca e decorata della chiesa. Il coro ligneo comprende quarantadue stalli decorati da intarsi su disegni del Bergognone (1487-98). La complessa struttura dell’altare maggiore venne eseguita nella prima metà del XVI sec. da diversi artisti tra cui spicca Cristoforo Solari. Sul pavimento del presbiterio troviamo più volte ripetuta la sigla della Certosa: GRA-CAR (Gratiarum Carthusia).

IL LAVABO

Diametralmente opposto alla sagrestia si trova il locale con l’imponente lavabo, utilizzato dai monaci per le abluzioni rituali prima delle funzioni sacre. Il portale d’accesso presenta nel fregio i profili delle duchesse di Milano (Benedetto Briosco, 1490 circa). Il lavabo è opera di Alberto Maffiolo da Carrara (1489), mentre sulla porta d’accesso al presbiterio si trova la "Madonna del garofano" di Bernardino Luini (1516).

IL TRANSETTO DEI VISCONTI

Uscendo dal locale del lavabo ci troviamo nel capo del transetto di destra, dedicato ai Visconti, nel quale campeggia il mausoleo di Gian Galeazzo Visconti. Il duca moriva a Melegnano nel 1402, chiedendo di essere sepolto alla Certosa in un ricco mausoleo, di fatto la salma peregrinò in diverse chiese fino a giungere in loco nel 1474. Al mausoleo lavorarono, dal 1492 al 1497, Cristoforo Romano, Benedetto Briosco, Galeazzo Alessi, Bernardino da Novate. L'urna con il corpo di Gian Galeazzcertosadipavia14.jpg (112630 byte)o è sovrastata dal mausoleo decorato con episodi della vita dello stesso. Accanto vennero poi deposti i resti della prima moglie del Visconti, Isabella di Valois. A capo del transetto è collocato l’altare di san Bruno, mentre nel catino absidale troviamo un affresco del Bergognone raffigurante "Gian Galeazzo con i figli offrono alla Vergine delle Grazie il modello della Certosa". Sopra la porta d’ingresso alle cappelle di destra si può ammirare la "Vergine del tappeto", sempre del Bergognone.

IL CHIOSTRO PICCOLO

Il chiostro piccolo, elemento di passaggio dal Gotico, al Rinascimento, opera di Guiniforte Solari (1462-1464), è adorno di numerose terracotte eseguite da Rinaldo de’ Stauris forse su disegno dell’Amadeo. I quattro lati sono composti da cinquanta arcate: a sud si trova il lavabo dell’Amadeo (1466). Sul chiostrino si affacciano la sagrestia nuova, la biblioteca e il refettorio.

LA SAGRESTIA NUOVA

La sagrestia nuova venne eretta verso la prima metà del XV sec. e presenta decorazioni e dipinti seicenteschi.

LA BIBLIOTECA - IL REFETTORIO

La biblioteca attualmente conserva "Corali" del XVI sec. Nel refettorio, edificato nel terzo decennio del XV sec., i monaci certosini si riunivano solo nei giorni di festa: mangiavano in silenzio, mentre un confratello leggeva da un piccolo ambone. Notiamo la raffigurazione della "Vergine" (Bergognone,1514) al centro della volta.

IL CHIOSTRO GRANDE E LE CELLE

Il chiostro grande venne eretto da Guiniforte Solari (1472): attorno sorgono ventitré celle (1514), nelle quali i Certosini passavano la loro vita quasi eremitica, comprendenti tre stanze, servizi e un piccolo orto.

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