LE ORIGINI

Secondo lo storico Breventano, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, più volte nel corso della sua vita ebbe a manifestare un desiderio: "avere un palagio per abitazione, un giardino per diporto, ed una cappella per devozioni." certosadipavia1.jpg (51071 byte)Egli aveva già come residenza favorita il castello di Pavia, fatto erigere da suo padre Galeazzo II nel 1360, e il castello era dotato di un parco amplissimo, protendentesi da Pavia verso Milano, tutto racchiuso da mura, di cui rimangono ancora delle vestigia, per un perimetro di 22 chilometri. In questo parco si trovavano falconi, daini, caprioli, orsi, cervi, lepri, pernici e fagiani, che offrivano a Gian Galeazzo la possibilità di dedicarsi ai prediletti esercizi di caccia. Non rimaneva che da realizzare il terzo dei suoi desideri: la cappella. L’occasione propizia gli venne con l’adempiere il voto della consorte Caterina. Questa, narra Bernardino Corio nella sua Historia di Milano, aveva fatto un voto sotto forma di testamento chiedendo che si dovesse istituire un monastero di dodici Certosini nel caso fosse morta di parto. Tale sarebbe l’origine della Certosa. La prima pietra viene posta, con un’imponente cerimonia, il 27 agosto 1396. Vi partecipano insigni esponenti dell’Università di Pavia, Novara, Vicenza, Feltre, Gian Galeazzo con il suo seguito di nobili.

LA CERTOSA E IL BEATO MACONE

Il duca affida al beato Macone, priore della Certosa, la direzione dei lavori del monastero per cui, mentre questi procedono, i monaci sono già presenti in luogo e adempiono l’impegno dato loro da Gian Galeazzo di pregare per la salvezza della sua anima. Ai Certosini il duca dona poi terre in quantità sufficiente a fornire le rendite necessarie per le spese della fabbrica. Il 3 settembre 1402, a sei anni dalla posa della prima pietra della Certosa, Gian Galeazzo muore di peste a Melegnano e il ducato vive un momento di squallore e di rovina.

LA CERTOSA E GLI SFORZA

Anche la Certosa ne subisce i contraccolpi e i lavori, tra il 1402 e il 1450, procedono a rilento. Nel 1450 Francesco Sforza riesce a farsi accettare dai Milanesi come nuovo e legittimo duca per cui, per far apparire il suo governo come la semplice continuazione del dominio visconteo, si impegna a completare le opere intraprese dai suoi predecessori. Da questo momento alla Certosa inizia un periodo di intenso benessere e la fabbrica riprende certosadipavia2.jpg (61742 byte)a funzionare con regolarità. Sotto il figlio di Francesco Sforza, Ludovico il Moro, l’opera precede a ritmo sostenuto e sul finire del secolo XV vengono completate le strutture della chiesa.Con la caduta del Moro le opere alla Certosa subiscono un rallentamento e per il monastero sono ancora tempi difficili: documenti importanti relativi alla costruzione vengono distrutti dai soldati che vi appiccano il fuoco e depredano oggetti sacri, paramenti e manoscritti di grande valore artistico.

IL SETTECENTO E LE SOPPRESSIONI

Dopo il trattato di Bologna del 1530, la Spagna, stabilito il suo dominio in Lombardia, assicura un periodo di tranquillità anche alla Certosa e permette la ripresa dei lavori, che continuano, anche se lentamente, nei secoli XVII e XVIII, sotto la dominazione spagnola e austro-ungarica, con momenti di benessere e tranquillità. Poi incomincia un periodo di traversie: il 16 dicembre 1782 vengono soppressi i Certosini e i monaci sono allontanati dal monastero. Nel 1784 a essi succedono i Cistercensi, i quali vengono a loro volta allontanati il 23 maggio 1798. I Carmelitani quindi, alla Certosa dal 1807, rimangono fino al 1810, anno della loro soppressione a opera di Napoleone, che provvede a far togliere il manto di piombo che ricopriva la chiesa. La devastazione napoleonica arrecò tali danni che non poterono più essere riparati, infatti ancor oggi questi si possono vedere e valutare. Le truppe francesi rovinano marmi preziosissimi, disperdono le sacre reliquie, abbattono con proiettili o decapitano le statue marmoree della facciata, distruggono irrazionalmente paramenti e arazzi. Con la cacciata dei Cistercensi, la Certosa rimane in custodia a un solo sacerdote, già carmelitano scalzo. Dopo la caduta di Napoleone il governo austriaco assegna un fondo per le spese necessarie al mantenimento degli edifici della Certosa, ma è uno stanziamento troppo esiguo e inoltre manca una regolare custodia.

IL RITORNO DEI CERTOSINI

Con la ripresa del sentimento religioso, nel 1843, i Certosini possono ritornare nella loro sede, ma la tranquillità è di breve durata. L’avvento dell’unità d’Italia e la legge del 1866 relativa alla soppressione degli ordini e corporazioni religiosi costringono, nel 1881, i padri certosini ad abbandonare nuovamente il monastero. Essi ritorneranno alla loro Certosa nel 1932 e la lasceranno di nuovo nel 1946.

L’ARRIVO DEI CISTERCENSI

La Certosa rimane chiusa al culto fino al 1949, quando essa riapre con il ritorno dei Carmelitani Scalzi, i quali però dopo pochi anni sono costretti a lasciarla. Per sei anni, dal 1962 al 1968, il monastero rimane chiuso al culto. Poi il 10 novembre 1968 un gruppo di monaci cistercensi, provenienti dall’abbazia di Casamari, prende in custodia il monastero più insigne della Lombardia. Il 4 maggio 1995 il cardinale Virgilio Noè, figlio della terra pavese e che nel monastero si preparò alla celebrazione della sua prima Messa, porta, per via del segretario di Stato vaticano card. Angelo Sodano, il dono del Santo Padre, con la proclamazione della chiesa come "basilica minore romana".

LA CHIESA DIVIENE BASILICA

"Il celebre monastero della Certosa, fondato nel tardo Medioevo con singolare progetto artistico, è una splendida testimonianza di filiale devozione verso la Vergine Maria. Con il trascorrere del tempo, illustri artisti procurarono tanto decoro al luogo, che si arricchì di opere di grande bellezza. Abbiamo pertanto giuste ragioni per accogliere la domanda...che la chiesa dedicata alla beata Vergine Maria, Madre delle Grazie fosse annoverata fra le basiliche minori, con relativi diritti e privilegi..." Card. Angelo Sodano, Roma, 21 aprile 1995

certosadipavia3.jpg (48619 byte)