SESTA CAPPELLA - L'ORAZIONE NELL'ORTOvarese26.jpg (42814 byte)

I MISTERO DEL DOLORE CRISTIANO ..."La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi". "Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino"... (Marco 14, 34-36 e 42)


La sesta cappella, sul lato sinistro del vialone, ha le fondamenta - come la seconda - su un alto muraglione a valle.

E' un edificio a base rettangolare, con abside ellittica e con profondo pronao aperto sul vialone: al centro della copertura si innalza una lanterna cieca sormontata da una sfera di pietra. La Cappella è circondata da un ampio terrazzo chiuso da una balaustra a colonnine in pietra: ha l'ingresso rivolto volutamente verso mezzanotte per dare penombra all'interno e favorire la comprensione del mistero rappresentato.

L'interno, raffigurante "l'orazione nell'orto", ripristinato nella sua struttura originaria durante il difficile e recente restauro, si osserva da tre finestre aperte a pianterreno, munite di inferriate. Ci sono altre quattro finestre nella parte alta della cappella: favoriscono l'illuminazione naturale. Gesù prega mentre l'angelo gli offre il calice; a destra gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni dormono; a sinistra Giuda, con in mano il sacchetto contenente le trenta monete, guida i soldati alla cattura di Cristo.

Gli affreschi rappresentano gli avvenimenti dolorosi della vita di Gesù. La volta presenta il cielo con angeli, due profeti affacciati a due finestre balcone, due angeli ed un angiolotto. In basso gli affreschi rappresentano un paesaggio che esige una lettura attenta.

Lavori: le notizie storiche relative alla VI cappella sono molto scarse.

Progetto e direzione dei lavori: architetto Giuseppe Bernascone.varese25.jpg (34536 byte)

Iscrizione sullo facciata del proano:   "Et factus est sudor eius tamquam guttae sanguinis decurrentis super terram" ossia: "Il suo sudore divenne come gocce di sangue che scorrevano sulla terra".

Sculture: di Francesco Silva (9 statue in terracotta dipinta).

Pitture: di Bartolomeo Ghiandone di Oleggio (attivo nel varesotto verso la metà del XVII secolo).

Da osservare: il pavimento interno, gli affreschi, i ferri battuti della prima metà del secolo XVII, l'alabarda originale del XVII secolo.

I restauri sono stati inaugurati il 25 marzo 1988.