mi-smsancelso12.jpg (35712 byte)IL MARTIRE S.CELSO

Sono due i motivi di devozione che determinarono la storia e la notorietà della basilichetta di San Celso e del santuario di Santa Maria. Il primo fu il ritrovamento delle spoglie del giovinetto Celso – martirizzato secondo la tradizione durante la persecuzione di Nerone con l’amico Nazaro – da parte del vescovo Ambrogio e il sorgere di una cella memoriae, poi trasformata nel X sec. in una chiesa più capiente, accanto alla quale, per custodire tali reliquie venne eretta una comunità monastica. Su tali reliquie vennero più volte fatte delle ricognizioni: una nel 1521 e una seconda nel 1777, fino alla definitiva collocazione nel santuario voluta dal card. Schuster .

LA DEVOZIONE MARIANA

Oltre a ciò la continua presenza della devozione a Maria: dapprima con l'immagine ambrosiana, conservata su un muricciolo esterno al sacello, poi protetta da una cappella per la crescente devozione.

mi-smsancelso13.jpg (51617 byte)IL PRIMO MIRACOLO

Il momento culminante avvenne con il primo miracolo, quello del dicembre 1485, quando più di trecento persone raccolte in preghiera poterono vedere muoversi la sacra immagine. Per incrementare la fede e la devozione venne istituita una cappellania di cinque sacerdoti, una confraternita, nonché una scuola di deputati che dovevano preoccuparsi dell’erezione del nuovo santuario mariano.

S. CARLO E LA PESTE

Nelle più diverse occasioni il popolo accorreva presso questa immagine per chiedere aiuto e protezione: in particolare S. Carlo in occasione della peste del 1576 fece una grande processione, invitando tutta la cittadinanza. Il santo cardinale scalzo, con la croce contenente la reliquia del Santo Chiodo, avanzava davanti a tutti con il cappuccio sugli occhi e al collo una grande fune come capestro.

IL MIRACOLO DEL 30 DICEMBRE 1485

"L’anno 1486, la sera del 7 gennaio, in giorno di sabbato...si presentò il sig. Giovanni Battista de Stramitis, di Ambrogio, falegname, residente a P. Ticinese, della parrocchia di S. Giorgio al Palazzo, che, invitato a giurare sulla verità delle sue parole...si impegnò a dire tutto con verità...durante l’ultima orazione dopo la comunione vide una donna vestita di nero, con un velo bianco in capo, che era vicino alla balaustrata nel cui recinto è, in una finestra protetta da grata, l’Effigie della Madonna col Bimbo in braccio. Mentre fa donna pregava il teste vide il volto della Beata Vergine che si muoveva e pareva vivo quasi donna che si affacciasse alla grata. Nel momento stesso tra gli astanti si sentirono voci gridare «misericordia!» tra molte lacrime. E si spostò verso l’alto il velo che era davanti la grata e poi cadde e si vide la Vergine nella stessa posizione e vi rimase per lo spazio di almeno un paio di Ave Maria. "Originale di una testimonianza, Archivio di S.Celso, aprile 1486

IL SECONDO MIRACOLOmi-smsancelso16.jpg (58561 byte)

Nel luglio del 1620 accadde il secondo miracolo: l’immagine della Madonna nella seconda cappella della navata sinistra pianse. Infatti di lì a poco, nel 1630, Milano fu invasa nuovamente dalla peste (quella di manzoniana memoria), tanto che i deputati della città deliberarono di mettersi sotto la intercessione di Maria. Furono molti i Santi che si recarono in preghiera presso il santuario. Ricordiamo san Luigi Gonzaga e vicino a noi il card. Andrea Ferrari e il card. Schuster. Anche molti pontefici ebbero una particolare attenzione per Santa Maria presso San Celso: Alessandro IV, Gregorio XIV e Pio XI concessero speciali indulgenze; nel 1929 venne eretta basilica romana minore per decreto pontificio. Non solo il popolo è accorso nei secoli in preghiera, ma anche numerosi sovrani: nel 1541 Carlo V imperatore vi sostò in preghiera, così il figlio Filippo II nel 1548. Gli arciduchi d’Austria fecero erigere in essa una tribuna reale per poter assistere alle celebrazioni. Vi pregò Margherita d’Austria nel 1598 e via via fino agli ultimi Asburgo. Per secoli si è poi rinnovata la tradizione delle spose di venire presso l’altare della Madonna a deporre i loro fiori, un gesto di devozione per mettere sotto la benedizione della Vergine la nuova famiglia. Perduta è invece la tradizione de "i venerdì de marz", quando il popolo in tali occasioni accorreva al santuario pressco la croce di san Carlo per funzioni penitenziarie, mentre i dintorni del santuario assumevano l’aspetto delle fiere con venditori ambulanti e bancarelle. Testimone di tali avvenimenti è il poeta milanese Carlo Porta che nella poesia Preghiera riporta il racconto risentito di una nobile per il caotico entusiasmo del popolo. Un’ultima tradizione, legata al quadro di Carlo Urbini da Crema nella quarta cappella, è quella dei missionari che qui chiedono aiuto e benedizione prima di partire per la missione.

IL MIRACOLO DEL 13 E 14 LUGLIO 1620

"Lunedi li tredici del corrente mese, circa hore vinti due arrivando quivi per pigliar la perdonanza al mio solito, nel medesimo luogo ove sta la predetta Imagine, trovandovi fino a venticinque persone radunate sentì da alcuni: vedete vedete che la Madonna ha aperto li occhi et hora sono serrati, li apre et li serra et accostandomi io per vedere se vedevo quell’accidente, viddi il bianco dell’occhio della detta Imagine alcune volte apparire et alcune volte no, in modo che apriva et chiudeva li occhi..." . Id., Archivio di S. Celso, luglio 1620

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