LA CHIESA ANTICA E IL NUOVO TEMPIO DEL TRAMELLO

L’attuale tempio di Santa Maria di Campagna è fabbricato in un luogo attiguo all’antico piccolo Santuario di Santa Maria di Campagnola, sul pozzo in cui, secondo la tradizione, erano stati gettati i corpi dei Martiri nella perspiacenza1.jpg (56552 byte)ecuzione di Diocleziano e Massimiano. Il pozzo, chiuso definitivamente alla fine del 1700, è ricordato da questa lapide sul pavimento della chiesa: Ferunt hic condi Martyres. Nel 1030 questo Santuario aveva per custode il prete Valfredo, che lo donò all’Abate di San Savino. Nel 1095 papa Urbano II, tenendo a Piacenza un Concilio Dieta, visitò il Santuario e vi compose il Prefazio della Madonna. Nel 1521 esso dipendeva dal Priore della vicina chiesa di Santa Vittoria, che faceva ufficiare il piccolo Santuario di Campagnola da sacerdoti secolari. Ma essendo troppo angusto per la frequenza e moltitudine di fedeli, un gruppo scelto di cittadini si costituì in fabbriceria e ricorse al suddetto Priore, perché cedesse un suo prato attiguo al Santuario. Ciò che egli fece di buon grado, affinché fosse fabbricata una chiesa più grande. Si misero all’opera subito. Infatti il 13 aprile 1522 venne posta la prima pietra alla presenza del card. Scaramuccia Trivulzio, vescovo di Piacenza. Nel 1528 la fabbrica era compiuta, ad opera del grande architetto Alessio Tramello che fece il disegno e ne curò personalmente la costruzione. I preti ne furono custodi fino al 1547, nel quale anno la Comunità piacentina cedette tutti i diritti di proprietà ai Frati Minori (detti allora anche Minori Osservanti), i quali cedettero i loro sulla chiesa e convento dei Santi Giovanni e Paolo dove allora abitavano. Nel 1551 il Priore di Santa Vittoria lasciò con contratto di permuta la chiesa e le case del Priorato agli stessi religiosi, perché potessero edificare il nuovo convento, il quale, iniziato nel 1565, ebbe termine solo molti anni dopo, nel 1577. Da allora – 1547 – ad oggi i Frati Minori hanno sempre ufficiato il Santuario con grande impegno e decoro.