FEDE
Il santo
Rosario
Le confraternite mariane fecero del santo Rosario la preghiera familiare per eccellenza. Verso sera, al ritorno dal lavoro nei campi, tutti si raccoglievano intorno al focolare domestico per recitare il Rosario. Il viandante, anche non credente, si commuoveva facilmente, ascoltando nella via il mormorio dolce e lento delle voci oranti che veniva giù dalle finestre fiocamente illuminate. Ma questo non è un lontano ricordo del passato, poiché ancora oggi la tradizione è viva e il cattolico europeo o americano che vi assiste resta oltremodo edificato e mortificato. La recita del Rosario, come la pratica del mese di maggio, è una caratteristica popolare degli Sloveni. Infatti, secondo un vecchio detto, le due basi del loro Paese sono: la farinata e il Rosario. Le confraternite costituivano anche un elemento essenziale per diffondere determinati attributi della protezione mariana: Nostra Signora dei Sette Dolori a Konjice (1371), la Purificazione della Vergine a Smartno pri Kranju (1445), la Mediatrice delle Grazie a Sveta Gora (1596).
La protezione di Maria Al tempo delle invasioni turche, gli Sloveni
si rifugiavano in preferenza attorno alle chiese per esercitare la loro difesa
sotto la protezione di Maria. Qualche chiesa, stando a pie tradizioni, divenne
improvvisamente nera e occulta agli invasori, come la chiesa gotica di Nostra
Signora di Ptujskà Gora. Dopo la splendida vittoria viennese del 1683 sui
Turchi, attribuita alla Vergine Immacolata, fu eretta una colonna commemorativa
in una piazza di Lubiana e il popolo, al momento dell'inaugurazione, si obbligò
con giuramento a difendere sempre l'onore e la gloria di Maria. Le pratiche di pietà mariane Innumerevoli sono le pratiche di pietà
mariana degli Sloveni, alcune delle quali sono loro esclusive fra tutti i
Paesi europei. Il "viaggio della Vergine a Betlem" incomincia
nove giorni prima del Natale. Ogni sera la statua della Madonna passa da una
famiglia all'altra e il capo-famiglia la riceve sulla soglia di casa con la
bella espressione: "Accolgo ben volentieri Maria, perché ella mi accolga a
sua volta". Nell'ultima sera, in un entusiasmante tripudio di canti, di
fiori e di luci, la statua è riportata in chiesa. Nei seminari e nei collegi,
la statua passa di camera in camera. I "vespri mariani" non si
compongono
del canto dei salmi, ma della recita dell'intero Rosario in comune e del canto
delle litanie lauretane nelle vigilie e nelle sere delle feste della Vergine e
in quelle di Natale e di Tutti i Santi. L’”Avvento" è tutto consacrato a Maria
e i fedeli, quasi immancabilmente, partecipano alla prima Messa parrocchiale
del mattino, sfidando freddo e neve pur di cantare inni alla loro Madre del
cielo. Nel "mese di maggio" si preferisce andare alla Messa del mattino, detta "Messa di maggio" (smarnice), per l'omelia su un mistero di Maria, per i canti e la recita delle litanie. Nei villaggi che mancano di sacerdoti ci si riunisce all'imbrunire nelle cappelle, davanti alle edicole dei crocevia e nelle case, dove si legge qualche brano di libro mariano, si recita il Rosario, si cantano inni e litanie. E non c'è da pensare che gli Sloveni facciano ricorso per l'occasione a testi di lingua straniera. A partire dal X secolo essi hanno una lingua propria, lo sloveno, e i primi scritti sono le preghiere liturgiche e mariane. Antichissimo è il cantico d'origine popolare che viene cantato ancora ai nostri giorni: "Lepa si lepa, roza Marija..." (Tu sei bella, tu sei bella, fiore Maria). Gli scrittori e poeti in onore di Maria Nel corso dei secoli, fra gli scrittori e i
poeti hanno primeggiato sempre monaci e sacerdoti, che hanno trattato in
prevalenza temi sacri e mariani. Nella prima metà del XIII secolo, il monaco
fra' Filippo di Zice, la più antica e celebre certosa dell'Europa
centrale, compose un grande poema di 10 mila 133 versi su "La vita della
Vergine". Nel periodo del Romanticismo il canonico Valentino Stanic
(1774-1847) scrisse molti poemi mariani, fra cui quello intitolato "La
Madre celeste nella sua gloria". Fra le due guerre, un poeta di altissimo
valore, Joza Lovrencic, ne "I tre pellegrinaggi" cantò la storia e il
significato dei pellegrinaggi mariani di Brezje, di Svete Visarje e di Sveta
Gora. Nello
"Scolaro della vallata di Trento", ispirandosi al Faust
di Goethe, esaltò l'amore di Maria e la confidenza in lei come salvatori
dell'eroe dal potere di Satana. I pellegrinaggi Gli Sloveni hanno una predilezione
particolare per i pellegrinaggi, ed ogni anno, dagli adolescenti agli anziani,
tutti, senza eccezione, si recano presso qualche santuario, dove pregano,
partecipano alla Messa, si confessano e si comunicano. I santuari mariani di
loro scelta sono numerosi nella Slovenia e nelle immediate vicinanze della sua
frontiera. In Austria presso Villach è Maria Gail, la "Madre della
Misericordia", nel cui interno si notano antiche iscrizioni in lingua
slovena. La Madonna della Solitudine sbuca tra gli alberi a Maria-Elend
in Rosenthal; a Klagenfurt sorge Maria-Rain; su un promontorio
roccioso della Carinzia s'innalza Maria Wörth, detta dagli Sloveni Marijuna
otoku; la "Santa Signora" di Maria-Saal custodisce in un
antico sarcofago i resti di S. Modesto. In Italia sono care agli Sloveni la "Madonna
vivente" di Castelmonte (Udine) e la Regina dei popoli
d'Europa di Camporosso Valcanale (Udine), detta di Lussari e in sloveno Svete
Visarje, a 12 km dalla frontiera. |