La Slovacchia è tornata a essere uno Stato
indipendente dal 11 gennaio 1993.
L’unione con la repubblica Ceca (Cecoslovacchia), già precaria perché
risalente a tempi abbastanza recenti (1918), è stata ulteriormente compromessa
da un progressivo divario politico ed economico e dall'assenza di basi
storiche, linguistiche e culturali comuni.
Vi predicarono i santi Cirillo e Metodio
II vangelo fu predicato in Slovacchia verso
il IX secolo dai santi Cirillo e Metodio, che seguirono la caratteristica
evangelizzatrice dell'Oriente cristiano di inculcare fin dagli inizi la
venerazione verso la Madre di Dio. La Theotókos (Madre di Dio) greca,
chiamata Bogorodica, acquistò presto vasta simpatia presso i principi e
il popolo e la sua devozione divenne parte integrante non solo della loro vita
spirituale e liturgica, ma anche di quella intellettuale e culturale. Non ci
si meraviglia quindi se i principi Pribina, Kocel, Ratislav, Svatopluk
denominarono località col nome di Maria e innalzarono chiese e cappelle in suo
onore. La più antica chiesa, ancora esistente, "in honorem Dei Genitricis
Mariae", risale all'850 e fu eretta dal principe Pribina nella sua
fortezza di Blatnohrad, presso il lago Balaton.
Il culto per la Santa Vergine
Dal XII al XIV secolo diverse
chiese furono dedicate alla Santa Vergine e fra di esse si distinsero per
l'affluenza dei fedeli quelle di Prievidza, di Klastor, di Levoca e Màrianka.
Alla fine del Medioevo si contava in tutto il Paese una dozzina di santuari
mariani e, nel XVII secolo, nonostante la riforma luterana, erano circa
quaranta le chiese dedicate alla Vergine. Vari sono gli avvenimenti che fecero
sorgere i santuari: prodigi verificatisi presso edicole campestri o fra i
boschi, rinvenimento di immagini (il caso più frequente), apparizioni,
protezioni durante le incursioni nemiche, soprattutto quelle dei tartari
avvenute verso la metà del 1200. In tali occasioni sono sorti i santuari molto
importanti di Hostyn, in Moravia, e di Levoča in Slovacchia. I sovrani
stessi e le altre autorità del Paese promuovevano il culto mariano e facevano
erigere chiese e conventi in un clima di fervore che accomunava un po' tutte le
componenti della società del tempo. La
presenza degli Ordini religiosi - Cistercensi, Premostratensi, Domenicani,
Eremiti di S. Paolo, poi Francescani e Gesuiti - favorì grandemente lo sviluppo
delle loro particolari devozioni mariane presso il popolo, che si affezionava
sempre più alla Santa Madre di Dio, dimostrandolo in molte circostanze: durante
le lunghe processioni animate da preghiere e canti e da bandiere e statue
evocatrici dei misteri della fede; nei mesi di maggio e di ottobre con la
recita del santo Rosario; nelle vigilie delle feste mariane con il digiuno; nei
pellegrinaggi con il sacrificio di percorrere a piedi distanze di centinaia di
chilometri.
Una
prima crisi: quella hussita
All'inizio del 1400, su questa realtà così fiorente si abbatté una profonda crisi religiosa, le cui conseguenze non sono ancora scomparse, sopratttutto in Boemia. Tale crisi, a partire dal 1419, sfociò in un movimento armato che seminò lutti e devastazioni non solo nell'ex Cecoslovacchia, ma anche nei paesi limitrofi. Si tratta del movimento ussita, scaturito dalla predicazione di Giovanni Huss (1370-1415), un riformatore zelante, ma divenuto eretico a causa del suo estremismo e per questo condannato al rogo. Le bande ussite assaltarono chiese e conventi, distruggendo praticamente tutto il patrimonio del cristianesimo medioevale. Particolarmente presi di mira erano i santuari, che venivano sistematicamente spogliati o distrutti. E' interessante però notare che c'era quasi sempre qualcuno che provvedeva a nascondere le immagini; perciò quelle che sono venerate nei santuari attuali, nella grande maggioranza, risalgono all'epoca preussita. Dopo la pace del 1436 la vita cattolica riprese, anche se con fatica e fra persistenti divisioni.
Una
seconda crisi: il protestantesimo
Smorzatasi la crisi ussita, se ne presentò subito un'altra, quella del protestantesimo, che guadagnò a sé gran parte dell'elemento colto e della nobiltà. Ancora una volta, a partire dalla metà del 1500, i monasteri vennero soppressi e i santuari spogliati. Anche in questo caso vi fu sempre qualcuno che si premurò per tempo di sottrarre alla profanazione le immagini venerate, nascondendole in attesa di tempi migliori.
La situazione tornò favorevole
al cattolicesimo dopo la battaglia della Montagna Bianca (1620), vinta dalla
Lega Cattolica guidata dall'imperatore d'Austria, contro le forze protestanti.
Si trattava praticamente di riconvertire quelle popolazioni, e per far questo
non bastava certamente restituire le chiese al clero cattolico.
Il compito di rianimare il
cattolicesimo fu assunto soprattutto dai gesuiti.
Essi fecero rifiorire in gran
numero i santuari scomparsi e soppressi durante il periodo ussita prima e
protestante poi. Le immagini che erano
state nascoste vennero rinvenute in gran numero e poste in venerazione, suscitando
l'entusiasmo dei fedeli.
Il
giardino di Maria
Nel 1600 e nel 1700 si diffuse
fra i cattolici slovacchi la coscienza di una particolare protezione della
Vergine nella salvaguardia della fede nella loro nazione. Nacque anche il titolo di «Giardino di
Maria», dapprima attribuito alla Moravia e subito dopo rivendicato anche dalla
Boemia e dalla Slovacchia.
Specialmente in quest'ultima
ha avuto grande importanza il culto alla Beata Vergine dei sette dolori, che
cominciò a diffondersi nel 1500. Questa
devozione ha permeato profondamente il cuore degli slovacchi, che
nell'Addolorata vedono riflessa l'immagine della loro nazione, sempre
oppressa. Essa dovette fronteggiare nei
secoli le invasioni degli ungheresi, dei mongoli, le devastazioni del periodo
ussita e protestante e infine gli assalti dei turchi. La presenza dei santuari mariani e i prodigi che in essi si
verificavano costituivano la fonte cui attingere speranza e fiducia. La
Vergine, oltre che consolare il dolore nazionale degli slovacchi, diede ad esso
un senso, contribuendo così a tener viva l'identità nazionale. L'Addolorata, venerata nel santuario di
Šaštin e in tanti altri, è la protettrice della Slovacchia.
I
santuari davanti al nazismo e al comunismo
Anche in Slovacchia la vitalità dei santuari ebbe
una battuta di arresto al tempo delle riforme ecclesiastiche dell'imperatore
Giuseppe II, nemico di tutto ciò che in campo religioso non era
"ragionevole": vennero così chiusi e confiscati i monasteri e i
santuari che non erano parrocchie; furono proibiti i pellegrinaggi e le
processioni. Nel corso del 1800 la situazione tornò lentamente alla normalità;
ma il danno arrecato, soprattutto nel mondo della cultura e nelle città, fu
grave e si affermò fortemente una mentalità liberale e antireligiosa; risorse
inoltre l'ussitismo e quindi lo spirito separatista. Intorno al 1920 si ebbero numerosi atti di vandalismo, che
portarono alla profanazione di centinaia di santuari e chiese.
Negli anni 1938-1939, davanti
all'incombere del pericolo nazista e all'inizio dell'occupazione tedesca della
Cecoslovacchia, i pellegrinaggi ai santuari ebbero un grande incremento: essi
divennero l'unico luogo in cui era possibile esprimere non solo la propria
fede, ma anche lo spirito nazionale: i fedeli si contavano a centinaia di
migliaia. I nazisti se ne resero subito
conto e proibirono tali manifestazioni. I pellegrinaggi continuarono, ma per
forza di cose alla spicciolata.
Passato il nazismo, ecco
presentarsi un nuovo pericolo, il comunismo, che prese definitivamente il
potere nel 1948. Dopo un primo periodo
di relativa tolleranza, la situazione andò rapidamente peggiorando, finché
negli anni Cinquanta quasi tutti i vescovi, gran parte del clero e i laici più
attivi furono processati e imprigionati. I beni della Chiesa vennero
confiscati, i conventi chiusi; quel poco di culto permesso fu strettamente
controllato. 1 santuari rimasti aperti non poterono più ricevere pellegrinaggi
organizzati.
I santuari, tuttavia,
continuarono a essere frequentati e offrirono anche un modo per recarsi in
posti lontani dal luogo di residenza sfuggendo al controllo della polizia. Talvolta i pellegrinaggi organizzati venivano fatti passare per gite turistiche e culturali. In Moravia e soprattutto
in Slovacchia la situazione era alquanto diversa, più simile a quella della Polonia;
la maggioranza della popolazione era rimasta cattolica e in tali condizioni il
controllo delle autorità era più difficile e laborioso. Nel 1958 si diffuse la
notizia di un'apparizione mariana a Turzovka, nel Nord della Slovacchia, al
boscaiolo Nlatous Lasut. L'autorità
statale fece di tutto per mettere la cosa a tacere, ma il veggente confermò la
sua testimonianza. L'autorità
ecclesiastica non emise nessun giudizio, non avendo potuto effettuare le
indagini; ma i pellegrini non mancavano e i fatti di Turzovka hanno contribuito
a rinsaldare la fede degli slovacchi.
Negli ultimi anni del potere comunista il fenomeno del pellegrinaggio, e in particolare quello mariano di Levoča, ha avuto uno sviluppo inarrestabile e un ruolo, anche politico, estremamente significativo. Per la festa del 2 luglio masse sempre più numerose di persone, fino ad arrivare a centinaia di migliaia, si sono dirette verso Levoča: le autorità hanno cercato in ogni modo di scoraggiare e impedire il pellegrinaggio, perfino con gli arresti e le intimidazioni, ma senza mai osare proibirlo espressamente; la gente è sempre riuscita ad aggirare gli ostacoli della polizia e alla fine si è resa conto che le autorità comuniste erano impotenti contro di essa e contro la sua voglia di libertà.