Il culto per la Madre di Dio

Subito dopo il battesimo del re S. Vladimiro, avvenuto nel 988, il culto per la Madre di Dio si diffuse talmente nel vasto territorio che in breve tempo quasi tutte le città ebbero la loro chiesa mariana, come Novgorod, Mosca e San Pietroburgo, e ovunque, in determinate epoche dell'anno, si organizzarono solenni processioni e pubbliche celebrazioni in onore di Maria. I monasteri si moltiplicarono e con l'introduzione della liturgia bizantina - la più mariana delle liturgie - i monaci educarono il popolo a una pietà mariana solida e ricca di contenuto teologico. Infatti, nella liturgia bizantina tutte le preghiere litaniche della santa Messa si concludono con l'invocazione alla Madre di Dio. Basta ricordare che, immediatamente dopo la consacrazione, mentre il sacerdote con il turibolo in mano invoca "in modo particolare" la mediazione potente della Theotókos, il coro e i fedeli cantano: "È proprio giusto glorificare te, o Deipara, infinitamente felice e tutta immacolata. Te esaltiamo quale vera Madre di Dio, più onorabile dei Cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei Serafini, te che senz'ombra di corruzione desti alla luce il Verbo di Dio". 

Tutti gli inni magnificano le virtù di Maria

Gli inni delle altre funzioni liturgiche, opera di poeti autentici, quali un Andrea di Creta (660 C.-740), o un Giovanni Damasceno (675 C. -749), o un Giuseppe Studita (726-832), magnificano i privilegi di Maria, chiamandola l'Intemerata dal cui sangue purissimo Dio si è incarnato, la Spiga ricolma i cui grani nutriranno l'umanità intera, il Rifugio, la Consolazione, la Fonte ristoratrice, il Fiore immarcescibile, la Guida, la Condottiera, la Portinaia del Cielo. Per darne un'idea, riporto due passaggi. Nell'ufficiatura dei Vespri del 15 agosto Teofane il Marcato († 845) invita ad unirsi con gli angeli in festa tutti gli uomini per il loro rapporto di parentela con la Madre di Dio: "Venite, o angeli in festa,  prepariamoci alla danza , e a far risuonare di canti la Chiesa,  in occasione della deposizione dell'Arca di Dio.  Ecco: il cielo oggi spalanca il suo seno , per ricevere Colei che ha generato l'Immenso;  la terra, al ricevere la fonte della vita,  si copre di benedizione e di bellezza.  Gli angeli formano un coro con gli Apostoli , e guardano con riverenza la Genitrice del Re della vita, che passa da una vita all'altra. Prostriamoci tutti davanti a Lei e preghiamo: O Regina, non dimenticare chi è legato  a te da parentela e festeggia con fede  la tua santa dormizione!".

Un’icona in ogni casa

Ogni casa russa, anche la più umile costruita in legno, la "isba", invece del crocifisso come in Occidente, aveva la sua icona della Madre di Dio, posta nel cosiddetto "angolo bello" e rischiarata da una lampada ad olio. Davanti all'icona di casa la famiglia si raccoglieva in preghiera e con essa i genitori erano soliti benedire i figli in partenza per la guerra, per un viaggio o per formare un'altra famiglia. Suggestivo era il rito della "elevazione della Panaghia", passato dai monasteri alle famiglie. Dopo la cena, il padre di famiglia prendeva con una mano un pezzo di pane a forma di triangolo, simbolo della SS.ma Trinità resa nota al mondo da Maria con il suo parto verginale, e lo innalzava dicendo: "Gloria alla Santa Trinità! Bogorodica (Genitrice di Dio), Panaghia (Tuttasanta), aiutaci!". I membri della famiglia rispondevano in coro: "Tutte le generazioni ti chiameranno Beata". Tale pezzo di pane veniva poi conservato in un prezioso cassetto chiamato panaghiario e si usava per benedire chi lasciava la casa, chi era malato o si trovava nell'afflizione e nelle difficoltà. Ogni strato della popolazione era pervaso da un amore intenso e straordinariamente fiducioso verso la Madre di Dio.  A. P. Cechov (1860-1904), scrittore d'origine contadina, sa farne apprezzare il senso. Nel racconto Mužiki descrive la processione dell'icona Sorgente della vita durante la quale una folla enorme, rappresentata da tutte le età e categorie sociali, invade la strada e, protendendo le mani verso l'icona, emette piangendo un grido all'unisono: "Protettrice, Matuška! Protettrice!". 

Maria, protettrice

Maria era invocata anche come protettrice del matrimonio. Le ragazze contadine si rivolgevano alla Madre di Dio per avere una vita coniugale felice con un buon marito e una sana figliolanza: "Matuška, protezione degli afflitti, proteggi con la neve l'umida terra e me con un caro sposo"; "Madre Maria, copri l'umida madre terra e la mia giovinezza con il tuo manto". I pescatori e i cacciatori si ricordavano di Maria con una simpatica preghiera, mentre si disponevano al proprio lavoro: "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! Allontanati, diavolo, da tutte le bestie e da tutti gli angoli di questa casa e da tutti i nodi delle linaiole e dei canapini e dalle trappole di ogni specie. Qui non c'è per te nè posto nè onore; qui la Madre di Cristo Dio nostro, la Madonna santissima, regge nella mano destra il fiore e l'erba e li da a noi, pescatori, per affumicare e conservare la nostra pesca: le trappole di lino, di canapa e di tessuto per il pesce rosso, il salmone, e per il pesce bianco". Sulla base di testimonianze letterarie e storiche, i condottieri e i soldati si rivolgevano in preghiera alla Vergine per chiedere la sua efficace protezione contro i nemici e le invasioni straniere. Già nelle byline, canti popolari di guerra che risalgono al X-XII secolo, la Madonna era vista in alto sopra la città, incoraggiando i soldati e terrorizzando i nemici. A partire dal XVII secolo, gli scritti sulla Theotókos Guerriera acquistarono una realtà storica più vicina al nostro tempo e fuori di ogni epopea. Pietro il Grande (1672-1725), nel 1709 inflisse una dura sconfitta agli Svedesi a Poltava, dopo aver pregato insieme con tutta la sua armata dinanzi all'icona miracolosa di Nostra Signora di Kazan. Nella guerra napoleonica del 1812, la prodigiosa icona di Smolensk seguì l'esercito russo, che ne esperimentò il valido patrocinio nella famosa battaglia di Borodino (7 settembre 1812). 

Le feste in onore della Madonna

Per una " Protettrice" così premurosa, sempre pronta a venire in soccorso, i Russi riservavano grandiose feste nel corso dell'anno, precedute da veglie di preghiera liturgica. L'Annunziata (25 marzo) occupava il primo posto, perché, secondo l'opinione comune, dopo la Pasqua era il giorno più solenne sulla terra e nel Cielo. Ogni lavoro era severamente proibito e considerato come un peccato irremissibile. Tutti si riposavano in onore di Maria, perfino gli uccelli, che, secondo un'antica tradizione proverbiale, non costruivano i nidi; il freddo, che non danneggiava le piante; i prigionieri della terra, che ricevevano doni, e quelli dell'inferno, un po' di sollievo nella loro arsura. Un'altra festa era la Protezione di Maria, detta del Pokrov (1° ottobre), che aveva origine da un'apparizione della Vergine, nel secolo IX, ad Andrea il Folle nel santuario di Blacherne. Il santo avrebbe visto la Bogorodica pregare in lacrime dinanzi al tabernacolo, poi alzarsi e stendere più volte il suo manto (maphorion) grigio sulla folla assembrata in chiesa, mentre un coro celeste modulava dolci canti. Nella Messa del giorno della festività si recitava una preghiera quanto mai espressiva circa la potente mediazione di Maria: "O santissima, o purissima Madre di Dio! A te sola è stato concesso il privilegio di essere sempre favorevolmente ascoltata". Nel giorno della Purificazione (2 febbraio) si benedicevano le candele, che si conservavano e si accendevano in ogni festa di famiglia e si deponevano nelle mani dei defunti quasi ad indicare che, con la luce della Madonna, essi trovavano aperta la strada del cielo. Nella festa dell''Assunta, dopo la santa Messa, si svolgeva la cerimonia delle erbe medicinali e delle spighe di grano, di avena e di orzo, i cui grani, ben conservati, sarebbero stati i primi ad essere messi sotterra nel giorno della semina. Per non perdere mai di vista e sentire sempre nel cuore la presenza della Madre celeste, i Russi si recavano in pellegrinaggio presso chiese e monasteri, dove erano poste in venerazione le icone mariane. I pellegrini non temevano né le distanze, né il rigore delle stagioni, anzi, arrivati nel santuario, restavano ancora per alcuni giorni in digiuno e in preghiera per prepararsi sempre meglio alla confessione e alla comunione. Nel giorno della festa partecipavano alla processione, in cui veniva portata in trionfo, tra splendori di luci, la loro Zarina celeste  e  seguivano commossi le lodi dell'inno acatisto nell'ufficiatura: "Rallegrati, montagna inaccessibile agli umani pensieri,  Rallegrati, insondabile oceano, sottratto anche agli occhi degli Angeli,  Rallegrati, perché del Re tu diventi il trono ed il palazzo,  Rallegrati, poiché il tuo Creatore si fa portare da te,  Rallegrati, stella annunciatrice del sole levante,  Rallegrati, fertile seno nel quale Dio sta per incarnarsi, Rallegrati, per colui dal quale la creatura sta per essere ricreata,  Rallegrati per colui dal quale il Creatore diventa infante...". 

Nel 1990 la perestrojka porta la libertà

Il 1° ottobre 1990, la perestrojka ha abrogato lo Stato ateo e la libertà religiosa è rifiorita. Una nuova pietà mariana si sta manifestando nella riapertura dei monasteri maschili e femminili, in gran parte dedicati alla Madre di Dio. Nel gennaio 1992 ne erano già stati riaperti ben 133, venti dei quali dedicati all'Assunta, 8 alla Natività, 5 alla Presentazione al tempio, 4 all'Annunciazione, ancora 4 alla Protezione della Madre di Dio e circa 20 ai titoli delle icone mariane più venerate. Molte chiese e cattedrali hanno riavuto i parroci e nel 1993 è stato riaperto anche il Seminario maggiore cattolico della Russia europea nella chiesa dell'Immacolata Concezione di Mosca, trasformata nel 1935 in fabbrica per la metallurgia e  deposito di materiali edilizi. Sono sorti movimenti femministi ai quali si è voluto dare il nome di Club Maria e si è pubblicato un opuscolo in lingua russa per far conoscere il Rosario e per diffonderlo in tutta la nazione. E’ ovvio che il deserto spirituale, creatosi nel cuore di tre generazioni educate al più rigido ateismo, non può riacquistare la vita in un tempo ristretto, ma ha bisogno di decine di anni sotto la guida paziente e amorosa della Madre di Dio, Odigitria e Garante dei peccatori. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La venerazione delle icone

Spesse volte, soprattutto in estate, si organizzavano solenni processioni per trasportare di città in città, di villaggio in villaggio una delle icone maggiormente venerate, accolta anche nelle abitazioni private accanto a quella della famiglia tra lumi e drappi ricamati. Era un'autentica moderna "peregrinatio Mariae". Non c'era scrittore russo che non descrivesse scene di pellegrini in visita alle più celebri icone dell'Impero e non facesse accenno all'icona custodita gelosamente in ogni casa, come un palladio sacro e ricco di spiritualità.

Nel 1917 il calendario ecclesiastico della Chiesa patriarcale di Mosca ne numerava mille, di cui 260 erano considerate miracolose. Al loro culto erano consacrati in tutto il vasto territorio almeno 230 giorni l'anno. In queste icone la Madonna è raffigurata sempre col Bambino e in un atteggiamento informato a gravità e dignità sovrumana. Del resto i Concili Sinodali, come quello di Mosca del 1551, emanano prescrizioni accurate sulla confezione di esse e sulle guide per la pittura, le cosiddette Podlinniki; esigono dagli artisti grande purezza di anima, poiché l'impuro, dicono, non riuscirà mai ad esprimere la bellezza immacolata di cui è ricolma Maria. 

Così si fanno icone dai titoli densi di profondo significato: "Consolazione nostra, Soccorritrice degli smarriti, Raddolcimento dei cuori cattivi, Interceditrice per i peccatori, Chiave dell'intelligenza, Fiore profumato, Roveto ardente, Colei che ci fa la grazia, Colei che asciuga le lacrime, Madre della Cena terribile, dell'Amore divino, dell'Aiuto, del Segno...". Altri titoli derivano dai luoghi di provenienza, o da quei luoghi dove si è verificato il prodigio, o dove sono venerate, come Vladimirskaja, Kazanskaja, Smolenskaja, ecc.

Nel secolo XIX, allo scopo di facilitare la venerazione collettiva delle icone, si creò l’”icona-calendario": accanto alle dodici grandi feste liturgiche, si indicavano anche quelle di numerose icone mariane scelte tra le taumaturgiche. Un esemplare si conserva nella Pinacoteca Vaticana e contiene 84 icone, mentre quello esistente presso l'Accademia Ecclesiastica di Mosca ne riporta 160 con al centro l'icona de "II Roveto Ardente". La Russia è disseminata di icone mariane, che esprimono la bellezza del mistero di Maria, Madre di Dio. Esse hanno una funzione di catechesi popolare e costituiscono il ponte con il divino da contemplare e da raggiungere. Per esempio, l'icona della Theotókos (Cristo con la Madre) è la più rappresentata e con i suoi colori illustra una teologia autentica: la tunica azzurra è la sua umanità ricoperta in eterno dalla divinità significata dal manto di porpora rossa. Sul capo e sulle due spalle risaltano le 3 stelle della sua immacolata verginità, prima, durante e dopo il parto. La Madre è il "Trono della divina Sapienza" e regge quindi il Figlio e lo mostra, indicandolo con la destra quasi a dire: "Egli è il tuo Signore: prostrati a Lui". La Madre sta alla destra, poiché "la Regina sta alla tua destra in ori di Ofir", in vestito dorato, perché l'oro abolisce il tempo caduco dell'uomo e colloca tutto nel tempo eterno di Dio.  

 

 

La Vergine di Vladimir: il grande amore dei russi

Questo eccezionale amore dei Russi per la Vergine di Vladimir (o Vladimirskaja) è messo in evidenza anche dal fatto che ogni anno si celebrano in suo onore tre grandi feste a ricordo dei più importanti interventi della Vergine nella storia russa: il 21 maggio, il 23 giugno e il 26 agosto. La prima ricorda la salvezza di Mosca dall'incursione dei Tartari sotto la guida del Khan di Crimea Machmet-Ghirej, avvenuta nel 1521. Gli invasori, avendo visto la Madre di Dio con uno spaventoso esercito avanzare contro di loro, ebbero paura e fuggirono immediatamente. La seconda fu istituita in ricordo della liberazione di Mosca, nel 1480, dall’Orda d'oro, capeggiata dal Khan Achmat. Le ardenti preghiere rivolte alla Vergine dal principe Ivan III Vasil'evic (1462-1505), dai suoi soldati e da tutta la cittadinanza, valsero a mettere in fuga i terribili nemici. La terza festa, il 26 agosto, celebra la salvezza di Mosca dall'invasione di Tamerlano, nel 1395. Le tre feste hanno una estesa e significativa ufficiatura propria, per cui sembra opportuno riportare l'invocazione del tropario principale dell'ufficio della festa del 26 agosto: 

"Oggi, luminosa e bella, la gloriosa città di Mosca accoglie come aurora la tua miracolosa icona, o Sovrana".  Ad essa noi accorriamo e supplici così t'invochiamo: "O meravigliosa Regina, Madre di Dio, prega Cristo, nostro Dio in te incarnatosi, di conservare questa città e tutte le città e regioni cristiane libere dalle insidie nemiche, e di salvare, come il Misericordioso, le nostre anime". 

In questi ultimi anni il culto dell'icona della Madonna di Vladimir si è diffuso dalla Russia in tutto l'Oriente slavo e numerose riproduzioni dipinte o in stampe a colori si trovano in molte chiese e case dell'Occidente. Lo stesso sommo pontefice Giovanni Paolo II vi ha contribuito, parlandone nella sua enciclica "Redemptoris Mater", al n. 34, dove ha voluto ricordare che la Madonna di Vladimir ha costantemente accompagnato la cristianizzazione del popolo russo da Kiev a Mosca. 

L’elogio alle icone di Papa Giovanni Paolo II

Considerando la storia delle quattro icone di Vladimir, di Kazan, di Smolensk e della Madre di Dio del Segno non si resta stupiti dell'elogio che Giovanni Paolo II ha inteso fare per le varie centinaia venerate tuttora in Russia, Bielorussia e Ucraina: "Sono immagini che attestano la fede e lo spirito di preghiera del buon popolo, il quale avverte la presenza e la protezione della Madre di Dio. In esse la Vergine splende come immagine della divina bellezza, dimora dell'eterna Sapienza, figura dell'orante, prototipo della contemplazione, icona della gloria: colei che, sin dalla sua vita terrena, possedendo la scienza spirituale inaccessibile ai ragionamenti umani, con la fede ha raggiunto la conoscenza più sublime". Così pure si accoglie molto volentieri la sua accorata preghiera dell'8  dicembre 1993, in piazza di Spagna, rivolto alla Vergine Santissima per l'intera Europa, dall'Atlantico agli Urali: "Guarda alle vaste steppe russe dell'Oriente europeo. Vieni, Madre di Kazan, Madre di Czernigov, Madre di Vladimir, come pellegrina tra le nazioni che costituiscono il popolo che ti ama".

La venerazione delle icone ha dato una spiccata vitalità religiosa ai Russi in tutto il corso della loro tempestosa e martoriata storia. Basta ricordare che, dal 1228 al 1462, ci furono in Russia 232 devastazioni militari,10 carestie e 23 epidemie. Gli eventi dell'epoca contemporanea, dominata dai senza Dio, sono noti a tutti. La violenta persecuzione religiosa, durata settant'anni, ha chiuso, demolito o adibito ad usi profani la maggior parte delle chiese. La cattedrale dell'Assunta del Cremlino a Mosca e quella di San Pietroburgo dedicata alla Vergine di Kazan sono state trasformate in musei. Molte icone sono state distrutte e le più famose, come quella di Vladimir, sono state esposte nella Galleria Tretiakov di Mosca. La pietà religiosa popolare è stata repressa e relegata nelle icone di famiglia e nel segreto del cuore. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il poeta contadino Sergej Esenin (1895-1925)

Questi versi ritraggono un suggestivo ambiente rurale e presentano Maria  Santissima come colei che intercede per il creato e protegge il matrimonio, il Bambino Gesù si dondola sulla schiena di  una cicogna che, come vuole la credenza popolare, porta i bambini. 

 

GESU'  BAMBINO

 

Ha riunito la Purissima, le gru con le cinciallegre. 

Nel tempio. Cantate, siate gioiose

E pregate per tutti. Con noi!...

E la bianca cicogna, che si dondola con Dio

fra i rami porterà sulla collinetta

i piccoli bambini con gli occhi azzurri.