Fino alla sua soppressione nel 1948, Blaj fu
la sede metropolitana dei cattolici romeni di rito bizantino. Nel 1733, quando
la sede fu eretta ad opera del vescovo Innocenzo Micu, Klein Blaj non era che
un villaggio, ma ben presto si sviluppò, divenendo non solo il centro
propulsore della Chiesa unita con Roma, ma anche un importante centro
culturale, perché dalle sue scuole uscirono alcuni fra i maggiori esponenti
della nascente cultura rumena. Nella
cattedrale, eretta nel 1700, si venera un'icona mariana dei tipo della Odigitria. L'icona
dell'iconostasi della cattedrale metropolitana di Blaj è una delle icone
miracolose, la cui autenticità non ammette dubbi. Secondo la tradizione, il 17
marzo 1764 fu vista lacrimare durante i funerali del santo vescovo Pietro Paolo
Aron, devotissimo della Vergine ed energico difensore dell'unione con Roma.
Per questo prodigio, la cattedrale divenne santuario mariano e Blaj, città di
origine romana e capitale storica della Transilvania, vide folle di pellegrini
inginocchiarsi davanti a Maria "Odigitria", che tiene il Bambino con
il braccio sinistro, mentre con la mano destra lo indica come "la Via, la
Verità e la Vita". Negli ultimi due secoli, segnati da momenti critici e
da persecuzioni, la Madonna di Blaj ha rappresentato, oltre che un centro di
diffusione del culto mariano, anche un punto di riferimento per la preghiera
comune di confidenza e di speranza verso la Vergine. Davanti alla prodigiosa
icona non era raro ascoltare preghiere popolari laceranti l'anima: "Ave, o
purissima, mio scudo e mia protezione. , Oasi e redenzione dei peccatori.
Ave... , Quando avremo vinto le orde nemiche,
Sotto il tuo manto, o Maria, portaci a Gesù!". Nella
prima metà del nostro secolo, Giovanni Suciu vi diffuse le associazioni
mariane e il vescovo mons. Basile Suciu, nel 1921, vi fondò la congregazione
delle suore di Santa Maria di Blaj. Dall'aprile del 1991 il santuario è
affidato ai cattolici di rito orientale.