La celeste Regina protettrice di un popolo devoto

L'immagine della celeste Regina, protettrice di un popolo devoto, ha trovato sempre motivi di lode e di gratitudine anche nella letteratura. L'inno Bogurodzica Dziewica  (Madre di Dio Vergine),  è cantato da un millennio nelle chiese e nelle case ed è stato il grido di guerra   dei soldati polacchi prima di attaccare i nemici della loro fede e della loro indipendenza. Il cancelliere e giurista polacco Laski (1506) mise l'inno come introduzione al suo "Statuto delle leggi polacche", chiamandolo "Vates Regni Poloniae", mentre Pietro Skarga (1536-1612), predicatore della corte di Sigismondo III, fervente patriota e famoso per i suoi "Discorsi politici" (1597), lo definì "confessione di fede, conferma di speranza, esortazione alla penitenza, saggia preghiera a Dio, sgorgante da un cuore sincero e semplice".

La poesia lirica ed epica, fiorita in tutti i secoli cristiani, il romanzo dell'età d'oro della letteratura (sec. XVI) e del periodo romantico venerano in Maria la Madre eroica, la Patrona dei difensori della fede, la Consolatrice, la Madre del Perdono, la Madre dei Popoli e delle anime.  

L’Immacolata Concezione della Vergine Santissima

Ma un'altra fonte d'ispirazione mariana nella letteratura polacca è stata data dai privilegi della Vergine e in particolare da quello dell'Immacolata Concezione. Infatti, i maggiori teologi polacchi del XIV e XV secolo sostennero tutti la dottrina dell'immacolato concepimento della Madonna. Il volume di omelie per le domeniche e le feste, composto, nel 1415, da Giovanni Wigandów, professore dell'università di Cracovia, ebbe una vasta risonanza per la dottrina mariana in tutta l'Europa. Dopo il Concilio di Basilea (1439), in cui l'Immacolata Concezione della Santa Vergine fu proclamata degna di fede, non ci fu membro del clero polacco che non ammettesse la verità dell'immacolato concepimento e vari gruppi di sacerdoti si posero sotto la protezione dell'Immacolata. Non era raro veder cantare i frati francescani con tutto il popolo: "Oh Maria, tu sei la Figlia di Dio, Gioia suprema di tutti i peccatori,  Non lesa dal primo peccato"; oppure ascoltare nelle omelie: "Bella era Maria nell'istante del suo concepimento; più bella nell'istante del concepimento del suo figlio Gesù; più bella ancora allorché dagli angeli fu assunta in cielo".

Verso l'anno 1500, Giovanni Paterek da Szamotuly, professore dell'università di Cracovia, poteva dire: "La nostra dottrina, qui in Cracovia, è sempre stata basata sul riconoscimento e sulla secolare fede nella Concezione Immacolata della Vergine SS.ma". D'altronde il culto dell'Immacolata era già diffuso dall'anno 1351, quando il vescovo di Cracovia, Bodzanta, dedicò a tale mistero della Vergine una cappella nella cattedrale e quando, nel 1390, il suo successore Giovanni Korabita ne introdusse la festa in diocesi per il giorno 8 dicembre. Ma già, nel 1420, quasi tutte le diocesi polacche avevano la festa dell'Immacolata Concezione, tanto che il Sinodo provinciale, riunitesi a Kalisz, non ebbe che da confermarla. Con l'andare degli anni, le chiese, le statue, le effigie, le confraternite dell'Immacolata si moltiplicarono e si diffusero in tutta la nazione. Perfino le università ebbero le proprie confraternite e l'Arciconfraternita letteraria dell'Immacolata Concezione annoverò tra i suoi membri i re Ladislao IV, Giovanni Casimiro, Michele Wisniowecki, Giovanni Sobieski. Le "Ore dell'Immacolata Concezione", introdotte in Polonia dal gesuita Giacomo Wujek, venivano cantate o recitate nelle chiese, nei campi di battaglia e di lavoro, nelle case dei ricchi signori e dei poveri contadini. Il "piccolo Ufficio dell'Immacolata Concezione", che risale al Beato Ladislao, patrono di Varsavia (†1505), era anch'esso cantato o recitato, ogni domenica, nelle parrocchie rurali o nelle case. Tanta venerazione per l'Immacolata, non circoscritta nelle chiese, ma radicata nella vita familiare e nei costumi dei Polacchi, spiega l'opera geniale e prodigiosa di San Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941), che fondò a Roma, nel 1917, la "Milizia dell'Immacolata", a Cracovia, nel 1922, la rivista "Cavaliere dell'Immacolata", a Varsavia, nel 1927, la "Città dell'Immacolata" (Niepokalanów) e, tre anni dopo, nel Giappone la seconda "Niepokalanów". S. Massimiliano, con la sua tenace volontà di attirare a Maria e per Maria a Gesù gente di ogni colore e di ogni religione, ha dato l'avvio alla rinnovata devozione mariana dei nostri tempi: in patria con il cardinale Stefan Karl Wyszynski, arcivescovo-metropolita di Gniezno e Varsavia, primate di Polonia e presidente della Conferenza episcopale, e nel mondo con il papa polacco Giovanni Paolo II. 

I pellegrini studenti  a Częstochowa

Il pellegrinaggio a Częstochowa a piedi è più bello.  L'immensa fiumana di gente che ogni anno, la vigilia dell'Assunta, si riversa a Częstochowa, provenendo da tutti i centri della Polonia, anche dalla lontana Danzica o Stettino, costituisce senza dubbio uno degli avvenimenti religiosi più impressionanti e significativi del nostro secolo.  Si calcola che il 35-40% dei pellegrini che annualmente si recano al celebre santuario lo facciano a piedi.  All'arrivo hanno spesso il volto segnato e vacillano per la stanchezza, ma sono felici. Questo pellegrinaggio è nato a Varsavia nel 1711, quando nella città infieriva una pestilenza: allora gli abitanti fecero voto di organizzare ogni anno un pellegrinaggio a piedi se fossero stati liberati dal morbo.  Da allora ogni anno il 6 agosto parte puntualmente il pellegrinaggio per Jasna Gora, dove giungerà la vigilia dell'Assunta, dopo nove giorni di marcia: tanti infatti ne occorrono per coprire i 243 km che separano Varsavia da Częstochowa. Il pellegrinaggio andò sempre crescendo, soprattutto dopo la visita di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1979: Varsavia divenne il fulcro d'attenzione dei pellegrini polacchi e stranieri e il numero delle persone (oltre cinquemila) si accrebbe eccessivamente perché l'organizzazione necessaria potesse  reggere.  Allora le varie città e le varie diocesi cominciarono ad organizzare per proprio conto il pellegrinaggio.  Altri pellegrinaggi vengono fatti il 26 agosto, festa della Madonna di Jasna Gora.

Il pellegrinaggio è chiamato «esercizi spirituali in cammino», ed è tale non solo di nome ma anche di fatto.  Ogni anno si sceglie un tema particolare: «La Chiesa come comunità», «La lotta contro i vizi nazionali», «La famiglia cristiana», «La preghiera per il papa e per la pace», ecc.  Tale tema viene svolto nei vari giorni e nelle varie tappe del pellegrinaggio. Un altro dato estremamente significativo è che circa il 90% dei pellegrini sono studenti. Perché lo fanno?  Rispondere è molto difficile.  Quello del pellegrinaggio a piedi alla Madonna di Jasna Gora è una specie di "bacillo " contagioso dal quale non si guarisce più. E' anche difficile raccontare ciò che si prova in quei nove giorni di marcia e di vita in comune. E' come assistere, giorno per giorno, a tutta una serie di miracoli.  C'è, per esempio, quello della "moltiplicazione del pane" che avviene ad ogni tappa, quando si divide fraternamente il cibo; c'è il miracolo dell'accoglienza, quando pellegrini vengono ospitati e sfamati gratis dalla gente delle località attraversate; c'è l'attenzione assidua con cui si ascolta la parola di Dio durante il cammino, nonostante il disturbo causato dal traffico stradale; c'è la solidarietà verso gli ammalati e gli handicappati, che vengono letteralmente trasportati a spalla, nonostante la stanchezza; c'è, infine, uno scambio sincero di confidenze e preghiere con fratelli e sorelle, ovvero quel Cristo che si è imparato a riconoscere nel prossimo. Qui, forse più che in ogni altro luogo, si prega, si medita, si ricevono grazie; ogni mano stringe la corona.  Tutti ritornano da Jasna Gora interiormente più ricchi e contenti. Quando il pellegrinaggio si scioglie, dopo la messa davanti alla sacra icona, tutti dicono, senza nascondere le lacrime: «Peccato che sia già finito!  Era così bello!  Allora ci vediamo l'anno prossimo, mi raccomando…. » (Antoni Pyznar). 

 

H. Sienkiewicz

Il romanziere H. Sienkiewicz (1846-1916), noto universalmente per il suo Quo vadis (1895), scrisse: "Benché la nostra nazione si senta molto debole, benché sia immersa nel peccato... essa non ha trascurato di onorare la Vergine Maria, sua Madre, sua Patrona e sua Regina. I nostri nemici si beffano di noi e domandano ciò che resta delle nostre antiche virtù. Io rispondo: la fede e la devozione alla Santa Vergine. Su questo fondamento, tutto il resto può essere ricostruito". 

L. Rydel

L. Rydel (1870-1918), autore di opere drammatiche, volle spiegare che la Vergine intercede per gli uomini, perché sono sua proprietà: "Figlio mio e Dio mio, vedi! Vengo da parte del mio popolo asservito. Con gli occhi pieni di lacrime, io stendo la mano per lui. Essi mi chiamano loro Regina. Ma la loro corona sulla mia testa mi ferisce con le sue spine... La Polonia intera si rifugia sotto il mio manto. Tra le sue torture, essa grida: Madre!". Negli anni della seconda guerra mondiale, soldati, deportati, prigionieri, dai loro luoghi di perdizione riuscivano a far pervenire ai connazionali liberi invocazioni a Maria che lacerano il cuore: "Tra le sofferenze del tormento, del dolore, dell'agonia , Dove sono così numerosi coloro che si preparano alla morte,  Nessuno trascurerà di pregare, di gridare verso di te.  O nostra Regina, prega per noi!". 

B. Ostromecki

Il giovane poeta Bogdan Ostromecki, negli stessi anni, innalzava alla Madre del Perdono una preghiera umile e sincera: "Poiché noi siamo divenuti indegni del tuo sguardo,  Fa' almeno che all'ora misteriosa della nostra morte, Un'ultima lacrima decida dell'eternità... , Che le nostre miserie e le nostre viltà,  Anni perduti, sogni che fanno arrossire,  Possano essere lavati da quest'ultima lacrima... , Fa' che quest'ultima lacrima , Salvi i tuoi figli degenerati! , O Stella di Saggezza,  O Stella d'Amore,  O Stella dell'Unica Verità!". 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

San Massimiliano Kolbe

Fra le due guerre si distinse in Polonia una figura apostolica di eccezione, san Massimiliano Kolbe, celebre non solo per la sua morte eroica ad Auschwitz, ma anche per aver fondato l'associazione della Milizia dell'Immacolata e il grande centro apostolico di Niepokalanów (Città dell'Immacolata).  Nella sua spiritualità vennero sintetizzate le tipiche componenti della devozione polacca alla Vergine, ma perfettamente incarnate nelle condizioni di quel tempo: l'apostolato era infatti svolto con i mezzi più moderni, come la stampa periodica e la radio. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cardinale S.K. Wyszynski

Il cardinale Wyszynski, il 3 maggio 1966, in occasione della celebrazione del millennio del cristianesimo della Polonia, pronunziò a Jasna Gòra un atto di consacrazione alla Vergine insieme a tutto l'episcopato polacco e così espresse il ruolo di Maria nel corso dei mille anni: "Per dieci secoli, la Polonia è sempre restata fedele a Dio, alla Croce, al Vangelo, alla Chiesa e ai suoi pastori con l'aiuto e sotto la protezione piena di sollecitudine della Santa Madre, la Vergine Ausiliatrice. Ella era garante della nostra fedeltà e difendeva la fede della nazione. La Polonia le è restata fedele nei suoi misteri gaudiosi, quando gridava 'Bogurodzica Dziewica', fedele nei suoi misteri dolorosi, quando cantava 'Serdecana Matka' (Madre piena di consolazione), e nei suoi misteri gloriosi, quando pregava: 'Gaude Mater Poloniae' (Rallegrati, Madre della Polonia)".  Wyszynski, il cui stemma episcopale era "per Mariam - Soli Deo", dette alla spiritualità cattolica polacca un carattere prettamente mariano. Infatti egli ripeteva spesso: "Guardando Maria, vedo sempre nelle sue braccia il Figlio Dio. Agisco per Mariam, perché so che tutto è fatto da Cristo che ci è mostrato da lei. Ella è la Theotókos, creata per indicarci senza posa il Figlio di Dio". Le sue iniziative furono molteplici e non conobbero sosta per tutto il tempo della sua vita. I "Giorni Mariani", dopo le celebrazioni dell'"Anno mariano 1954", furono promossi in tutte le diocesi del Paese, e soprattutto presso i santuari mariani e nelle chiese cattedrali. La "Grande Novena" di nove anni di preparazione alle celebrazioni del Sacrum Poloniae Millennium del 1966 coinvolse i singoli cittadini nella preghiera a Maria, riportando in uso i "Godzinki" (piccole ore dell'Immacolata Concezione), l'"Angelus", l'appello di Jasna Gòra", ripetuto ogni sera al suono dell'orologio delle ore 21. La "Peregrinatio Mariae", iniziata come una copia dell'icona di Czestochowa il 26 agosto 1957, in venti anni visitò tutte le parrocchie della Polonia, anche se, nel settembre 1966 l'immagine fu sostituita da una cornice vuota e un cero gigantesco con un evangeliario contenente i testi della Scrittura, che simboleggiano la presenza di Maria. Le "veglie notturne" riunivano ai piedi della Madonna Nera vescovi, sacerdoti e fedeli per pregare la Santa Vergine secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, e in tale occasione si rinnovava l"Atto di consacrazione della Nazione alla Madonna". Gli "Ausiliari di Maria, Madre della Chiesa" furono istituiti, nel 1964, dopo la dichiarazione di Paolo VI di Maria, Madre della Chiesa, e si misero al servizio del loro ambiente familiare, professionale e parrocchiale, imitando la serva del Signore. Il Rosario veniva da essi recitato secondo le intenzioni della Chiesa e il sabato lo consacravano particolarmente alla gloria della Vergine. Il cardinale Wyszynski, durante il lungo episcopato, coronò più di cinquanta immagini o statue della Vergine. Le relative feste erano sempre ben preparate dal punto di vista pastorale e spirituale in modo da rinnovare interiormente la popolazione della regione. 

 

Il grande poeta Krzystof Kaml Baczynski

Krzystof Kaml Baczynski (1921-1944) morì prematuramente in guerra durante la sua lotta eroica contro l'occupazione nazista.  Con lui si spense uno dei più brillanti talenti poetici del Novecento polacco. Nei versi qui proposti egli prega la Madonna di prestare il suo conforto anche alle altre madri afflitte e vittime degli orrori della guerra

 

 

 

 

 

 

 

PREGHIERA ALLA MADRE DI DIO

Tu che come un bosco di sussurri portasti lo spirito di questa terra chiuso nelle armature,

conduci le vie notturne dei suoi pronipoti perché tacendo sappiano morire.

Tu che fosti una musica di pioggia  e trasparente come l'aurora e la fiamma,

porgici, celesti nuvole, le labbra purissime sotto il tuono che rotola.

Tu che imparasti la terra accanto a Dio, tu, in cui la terra è divenuta il cielo,

dacci e la cinta e gli sproni del tuo fuoco,  ma cingili a dei corpi umani.

Tu che in due dividesti il tuo cuore come un mare  nel figlio della terra e nel figlio del cielo,

oh, insegna, insegna alle nostre madri come bisogna soffrire.

Il Papa polacco Giovanni Paolo II

Il papa Giovanni Paolo II si è professato tutto di Maria, Totus tuus, come ha fatto incidere nel suo stemma episcopale. Basta appena sfogliare il libro pubblicato a Roma in polacco, nel 1982, "Ecco tua Madre", per comprendere come la Santa Vergine l'abbia formato e preparato alla sua missione di Capo della Chiesa. 

 

 

 

 

 

È ciò che egli ha tenuto a mettere in rilievo nei suoi pellegrinaggi in patria. Nel 1979, nel santuario di Jasna Gòra, innalzò alla Vergine questa preghiera: 

"O Madre di Jasna Gòra, tu mi hai dato udienze, quando ero ancora liceale e arrivavo qui con mio padre o con il pellegrinaggio di tutta la mia parrocchia natale di Wadowice. Ricordo l'udienza che hai concesso a me e ai miei compagni, quando siamo venuti qui clandestinamente, come rappresentanti della gioventù universitaria di Cracovia durante la terribile occupazione. Noi non volevamo che fosse interrotta la continuità dei pellegrinaggi universitari a Jasna Gòra iniziati nell'anno memorabile 1936. Ricordo tanti altri  addii, tante altre separazioni, quando venivo qui come cappellano di giovani e più tardi come vescovo, che guidava pellegrinaggi di preti dell'arcidiocesi di Cracovia...  La chiamata d'un figlio della Nazione polacca alla cattedra di Pietro contiene un legame evidente con questo santo luogo, con questo santuario di grande speranza: Totus tuus  ho risposto tante volte nella preghiera davanti a questa immagine".

Sempre nel 1979, durante questo suo primo viaggio in patria, il papa polacco a Czestochowa mise in rilievo questa verità dicendo: "Noi Polacchi qui siamo stati sempre liberi. È molto importante rendersi conto del fatto che Jasna Gòra è il luogo che ricorda il nostro diritto alla piena libertà politica, sociale ed economica".

Nel 1983, di nuovo sul colle di Jasna Gòra, papa Karol Wojtyla rivolse a Maria una appassionata preghiera: "O Madre di Jasna Gòra, sono venuto qui, per dirti ancora una volta: Totus tuus! Sono, o Madre, tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo! Tutto ciò che è mio, quindi anche la mia patria, la mia nazione. O Madre! Sono stato chiamato a servire la Chiesa universale sulla sede romana di San Pietro. Pensando a questo servizio universale, ripeto costantemente  Totus tuus. Desidero essere servo di tutti!".

 

In una delle meditazioni del "Ciclo di Jasna Gòra", tenuta in S. Pietro il 12 novembre 1990, Giovanni Paolo II ritornò sul tema della Madonna Nera, baluardo di libertà e segno di speranza, citando le parole di Hans Frank, governatore tedesco della Polonia dal 1939 al 1945: "Quando già tutte le luci si sono spente per la Polonia, è rimasta Jasna Gòra e la Madonna Nera. Sì, sei rimasta, o signora di Jasna Gòra! Durante gli anni dell'occupazione e dopo. Sei rimasta come testimone della nostra storia".

 

In tutti i suoi numerosi viaggi apostolici, Giovanni Paolo II non ha mai tralasciato di celebrare nei  santuari mariani, dove ha parlato con fervore a milioni di cristiani su Maria Madre di Gesù e Madre degli uomini. Nella grande enciclica Redemptoris Mater (Madre del Redentore) ha indicato alla Chiesa e al mondo Maria come la Regina della pace, la Speranza del terzo millennio cristiano e la Madre dell'Unità. Sotto la guida di così zelanti apostoli, la Polonia, che conta 38 milioni 180 mila abitanti, dei quali più del 95% cattolici, ha una singolare vivacità religiosa, che può accertarsi in 670 santuari.