II Portogallo, la "Terra di Santa Maria", vide, fin dai primordi della sua storia di nazione libera e indipendente, gareggiare i suoi re e il suo popolo nella devozione alla Madre di Dio. 

La devozione a Maria

La storia della nazione portoghese iniziò nel secolo X con la creazione della contea di Portogallo da parte di Alfonso VI di Castiglia e la sua assegnazione a Enrico di Borgogna.  Il figlio di Enrico, Alfonso I Henriquez, nel 1139 divenne il re di Portogallo e s'impegnò costantemente a promuovere il culto alla Vergine, fondando e dedicando anche il celebre monastero cistercense di Alcobaça.  Durante il regno i musulmani furono scacciati da Lisbona ma l'unità territoriale del Portogallo fu raggiunta solo nel 1248. La storia del Portogallo s'intrecciò spesso nel corso dei secoli con quella della Spagna, l'unico Stato confinante, e la convivenza fra le due nazioni non fu mai agevole.  Il popolo portoghese attribuisce alla protezione della Vergine il fatto di essere riuscito a conservare l'indipendenza.

Nella seconda metà del 1300, per esempio, il regno di Castiglia stava per impossessarsi del Portogallo.  Nella battaglia di Aljubarrota (1385) il piccolo esercito portoghese, guidato dal giovane Nuno Álvares Pereira (poi fattosi carmelitano e venerato come beato), riportò un'insperata vittoria sulle preponderanti forze castigliane.  Essa venne attribuita all'intercessione della Vergine, cui si era fatto voto di erigere una grande chiesa sul luogo della battaglia.  La promessa venne prontamente mantenuta e ne scaturì un capolavoro gotico, il santuario di Batalha, dedicato a Nostra Signora della Vittoria (vicino a Fatima). La rivalità fra Spagna e Portogallo s'instaurò anche in ambito commerciale, in seguito alla grande espansione coloniale portoghese nel XV secolo.  Il poema epico I Lusiadi di Luís de Camões (1524-1586) che canta l'impresa di Vasco de Gama (1498), costituisce in sostanza una glorificazione della storia imperiale portoghese.   

La presenza della Vergine

La figura della Vergine fu sempre presente in questo periodo di grande splendore. Già Enrico il Navigatore (1394-1460) aveva fatto costruire a Belem, all'uscita del porto di Lisbona, una "hermita", ovvero una chiesetta mariana, che poi alla fine del secolo XV sarebbe stata sostituita da quel gioiello di arte tipicamente portoghese che è il santuario di "los Jeronimos": egli così volle porre le imprese marinare della nazione sotto la protezione della "Stella del mare".  Vasco de Gama e la sua ciurma si prepararono alla loro memorabile impresa con pellegrinaggi e preghiere alla Vergine.  Egli recava con sé una statua mariana che suscitò l'interesse del re di Calicut, ma che si rifiutò di cedere perché la riteneva una salvaguardia necessaria per il viaggio di ritorno.  L'apice della potenza coloniale portoghese coincise con l'annessione del Brasile all'impero, durante il regno di Giovanni III il Pio (1521-1557).  Seguì un periodo di decadenza e una crisi dinastica causata dalla morte prematura del re Sebastiano (1578).  Approfittando di tale occasione, la Spagna sottomise il Portogallo che poté riacquistare la propria indipendenza solo nel 1640. Anche questa volta, come due secoli e mezzo prima, il ritorno all'indipendenza venne attribuito all'intercessione della Vergine.  Nel 1644 Giovanni di Braganza depose ai piedi della Madonna la corona regale, che non sarebbe mai più stata cinta né da lui né da suoi successori.  Da quel momento la vera "Padroneira" (Signora) del Portogallo sarebbe stata Maria.  A solennizzare questo atto, due anni dopo, fece seguito il voto nazionale di difendere, fino al sangue, la dottrina della Immacolata Concezione.  A ricordo di questo avvenimento fu fondato il santuario di Vila Viçosa, dedicato all'Immacolata e considerato come il "Solar de la Padroneira", ossia il palazzo regale della sovrana del Portogallo. 

Luci e ombre

La prima metà del 1700 fu caratterizzata da una grande fioritura delle arti e delle lettere ma anche dall'inflazione provocata dall'afflusso di oro dal Brasile.  Durante il regno di Giuseppe I (1750-1777) il celebre ministro, marchese di Pombal, attuò varie riforme anche economiche, ma si distinse soprattutto per il suo despotismo e per la sua lotta contro i gesuiti che si concluse con la loro cacciata.  La secolarizzazione della classe dirigente, spesso anche astiosamente anticlericale, ostacolò lo sviluppo del culto mariano, che rimase però ben radicato fra il popolo.

Nel 1807, durante l'epoca napoleonica, il Paese fu invaso dai francesi.  Dopo la liberazione si succedettero governi assolutisti e illuminati promotori di una corte costituzionale e il Paese fu dilaniato da lunghe lotte tra conservatori e liberali. Un periodo di pacificazione e di maggior benessere si ebbe con l'avvicendarsi dei partiti costituzionali al governo e dopo alcuni tentativi di restaurazione che provocarono sommosse popolari e l'assassinio dello stesso re Carlo I, il Paese divenne finalmente repubblica nel 1910. L'approdo alla democrazia non era però ancora definitivo: dal 1926 fino alla "rivoluzione dei garofani" del 1974, il Paese fu infatti controllato da vari governi dittatoriali che cercarono fino all'ultimo di impedire lo sgretolamento dell'impero coloniale. Nel 1985 il Portogallo è entrato a far parte della CEE e da allora la sua situazione politica ed economica è notevolmente migliorata. Dal 1-1-1999 fa parte dell'Unione economica e monetaria europea (UEM).