La Norvegia, uno dei Paesi scandinavi che ha avuto una vita politica molto intrecciata e tormentata, al tempo dei Vichinghi era divisa in piccoli Stati indipendenti; nel IX secolo d.C. si costituì in un solo Stato; dal 1319 al 1380 fu unita alla Svezia; dal 1380 al 1814 passò alla Danimarca; poi di nuovo alla Svezia fino al 1905, quando nella piena libertà e indipendenza scelse suo monarca il principe danese Carlo col nome di Haakon VII . 

La cristianizzazione

La cristianizzazione, come si può leggere nella Saga dei re di Norvegia, fu iniziata nel IX secolo da arditi missionari con risultati poco soddisfacenti, poiché certe sopravvivenze pagane dei Vichinghi venivano associate alle novità cristiane. L'introduzione definitiva avvenne dal 950 al 1150, favorita dai re, fra cui S. Olaf Haraldsson (1015-1030), il quale richiese all'arcivescovo di Amburgo-Brema l'invio di missionari.  

La diffusione del culto mariano

L'azione evangelizzatrice portò ovviamente con sé la diffusione del culto mariano con centri nei monasteri, nei conventi e nelle chiese di legno (stavckircker) dalla forma a navata unica o a tre navate divise da pali riccamente intagliati e dipinte all'interno. Cultori di arte hanno scritto, portando inconfutabili testimonianze, che le chiese di legno nel medioevo erano circa 322 e, nel 1893, se ne contavano 24 esemplari nel museo d'arte popolare presso Oslo. Numerosissime erano dedicate alla Madre di Dio come anche i vari monasteri dei Cistercensi, dei Premostratensi e dei Benedettini, dove si suonava l’Angelus tre volte al giorno, si recitava con i fedeli il piccolo Officio della Vergine, si celebrava al sabato la "Missa de Beata", si cantava sull'imbrunire la "Salve Regina", si sgranavano migliaia di "Ave Maria" nel corso della giornata.

Nella seconda metà del secolo XV, Domenicani, Francescani e Carmelitani si aggiunsero ai primi evangelizzatori e gareggiarono nella diffusione del culto mariano.  

La distruzione, con la riforma luterana

Questa meravigliosa fioritura di pietà mariana improvvisamente, nel secolo XVI, fu stroncata dalla Riforma luterana. Negli anni 1526-1537, il re Cristiano III di Danimarca impose la dottrina luterana con dure persecuzioni contro sacerdoti e fedeli ribelli. Più tardi, nel 1607, il re Cristiano IV (1577-1648) proclamò il protestantesimo religione di Stato. Il culto pubblico a Maria fu proibito, per cui furono distrutti non solo tanti edifici mariani, ma anche libri e documenti conservati nelle biblioteche dei monasteri. Si arrivò perfino a coprire gli affreschi a soggetto mariano d'uno strato di calce e a relegare le statue negli armadi delle sacrestie, nei granai e nei ripiani delle torri. Il Rosario fu avversato più di ogni altra preghiera se si considera quanto riferisce Sigfrid Undset a proposito di due contadini che, nel 1555, ad Hamar, furono condannati al rogo per la loro persistenza nell'antica fede e per aver incoraggiato il popolo a non rinunciare alle "meditazioni" sulla Vergine, che probabilmente volevano indicare il Rosario. Dalla eliminazione di preghiere e celebrazioni mariane scamparono le feste liturgiche dell''Annunciazione e della Visitazione. Nei rari articoli su riviste o giornali pubblicati su Maria il mistero mariano quasi sempre veniva sfiorato. 

Un risveglio per Maria

Ma nel secolo scorso un certo risveglio per Maria venne a crearsi per opera di qualche vescovo nella sua predicazione, di qualche pastore nella fondazione di confraternite mariane, dei Padri Domenicani che nella loro chiesa di Oslo recitavano quotidianamente per tutto l'anno il santo Rosario. Le classi colte hanno avvertito più di quelle popolari questa nostalgia di fede delle origini. Il celebre poeta nazionale Bjoernstjerne Bjoernson (1832-1910) ha lamentato che "Sant'Olaf e la Vergine Maria staccati dai muri delle chiese hanno lasciato un vuoto che non si è mai più colmato" .