Il periodo d'oro della devozione mariana va dal 1475 al 1484 sotto il governatorato del giovane S. Casimiro (1458-1484), figlio di Casimiro IV  Jagellone di Polonia. 

Un amore profondo

Vytautas il Grande, re cattolico profondamente devoto alla Vergine Madre di Dio, scaccia definitivamente l'Ordine Teutonico dal Paese e chiede al Papa l'erezione di due diocesi: quella di Vilna, la capitale del regno, e quella di Medininkai. Per dimostrare la sua grande devozione alla Vergine costruisce e dedica a lei le cattedrali di Kaunas e Naugirdelis, che il popolo lituano fa proprie abbellendole sempre di più. Durante la campagna contro l'Ordine Teutonico, il re portava sempre con sé un'immagine della Vergine donatagli dall'imperatore di Costantinopoli. Per la sua incoronazione scelse due date molto significative: l'otto settembre, festa della Natività di Maria, e l'otto dicembre, festa dell'Immacolata Concezione.

Questa profonda devozione mariana diventa l'anima della pietà popolare lituana. In ogni circostanza il popolo invoca la Vergine con la recita dell'Ave Maria: al mattino per chiederne la protezione, la sera per ringraziare dei benefici ricevuti; prima e dopo i pasti; come richiesta di aiuto nelle azioni importanti della giornata; ed anche al capezzale dei morenti perché Maria li aiuti e li sorregga nel passaggio dalla vita terrena a quella celeste. Ogni uomo e donna porta sempre con sé la corona del rosario, che ama sgranare e recitare durante i momenti di attesa, mentre è in viaggio o nei momenti di solitudine. Il grande amore alla vita ereditato dai progenitori che, nel loro panteismo, rendevano culto a tutto ciò significasse la vita, ha trovato la giusta dimensione ed espressione nella devozione alla Vergine Madre di Dio, madre della vita. Ecco perché nella fede popolare le feste della Vergine sono legate alla fertilità della terra, come è appunto la festa dell'Assunzione, o alla vita nascente, come la Natività di Maria che per loro assume carattere nazionale essendo anche l'anniversario della incoronazione del re e quindi inizio della loro indipendenza.

Espressione popolare di fede ed inno alla vita sono anche le numerose cappelle e croci sparse lungo le strade e nei campi. E' molto significativo  il fatto che sotto la croce è quasi sempre presente Maria.

La città santa

Uno dei luoghi di pellegrinaggio più frequentati della Lituania è Vilnius, la città imperiale, con la sua Porta dell'Aurora in cui si venera la bellissima ed antica immagine di Nostra Signora della Misericordia. Quando nel 1498 si cominciò per ordine del re Alessandro la costruzione delle mura della città, il vescovo di Vilna celebrò il Sacrificio Eucaristico proprio nel luogo in cui sarebbe sorta la Porta dell'Aurora, così chiamata perché guarda verso Est. Nel 1503, a conclusione dei lavori, il vescovo seguito dal re e da numerosissimi fedeli colloca sulla medesima porta una stupenda immagine della Vergine che sparisce misteriosamente poco più tardi. Re Sigmantas I, cinque anni dopo, fa costruire sopra la Porta dell'Aurora due nicchie in cui colloca l'immagine del Salvatore e della Vergine Madre. Da allora il popolo non ha mai smesso di accorrere alla Porta per impetrare le grazie divine e i favori della Madre.

La grande devozione mariana

La profonda confidenza nella Santa Vergine la faceva tenere sempre presente ai loro occhi e li sollecitava ad invocarla con la giaculatoria: "Gesù-Maria!". Recitavano l'"Ave Maria" abitualmente al mattino e alla sera, prima e dopo i pasti, e anche al capezzale degli ammalati e dei moribondi. Avevano il Rosario come fedele compagno non solo le donne ma anche gli uomini nei viaggi e nelle ore di solitudine. Non vi era casa che non avesse un'immagine e una statua della Vergine davanti alla quale riunirsi la sera per le preghiere. Il mese di maggio non contava assenti nelle chiese. Nelle case sparse di campagna e lontane dai centri abitati sceglievano la casa più spaziosa per riunirsi ogni sera attorno all'immagine inghirlandata di fiori della Santa Vergine per meditare la sua vita, recitare le litanie e cantare la "Salve Regina". La chiusura del mese era caratterizzata spesso dalla comunione generale e da una manifestazione particolare, come una processione o un concerto di strumenti musicali. L'arte popolare si adoperava in ogni maniera ad esprimere la sua devozione a Maria. Contadini, operai, artigiani costruivano, a migliaia, edicole nei crocevia, negli angoli dei centri abitati, sulle colline o nei campi per dare possibilità ai viandanti d'inginocchiarsi davanti ad esse per confidare le loro pene alla Madre della Misericordia. Spesso la devozione alla Vergine era accomunata alla Passione di Cristo nelle grosse croci di legno intagliato che portavano sull'incrocio una piccola nicchia con la scultura della Santa Vergine ritta ai piedi della Croce o assisa con il corpo del Figlio sulle ginocchia. L'Assunta era la festa celebrata con più solennità, poiché i fedeli portavano nella chiesa gerle di fiori e canestri di grano in ringraziamento alla Vergine del buon raccolto e della sua protezione contro la grandine e il cattivo tempo.

L'8 settembre era festa religiosa e civile nello stesso tempo: Natività della Vergine e anniversario della mancata incoronazione regale del principe Vytautas. Nel 1430 il papa Urbano IV aveva inviato al suddetto principe, che si era adoperato per la cristianizzazione di tutto il popolo lituano, la corona regale, ma, mentre la delegazione attraversava la Polonia, fu costretta a tornare indietro nel timore che, con la dignità regale, la Lituania si sarebbe staccata dalla Polonia per divenire una sua pericolosa concorrente. I membri del governo e delle organizzazioni cattoliche si recavano in quel giorno ufficialmente in chiesa per invocare la Madre di Dio come "Consolatrice degli afflitti, sostegno dei morenti, apportatrice di pace e di salvezza per il mondo intero". Nel mese di ottobre, oltre che nelle case, il Rosario veniva recitato in tutte le chiese e spesso veniva anche cantato. Al suo ricordo è particolarmente legato un inno alla Madonna, comprendente sessanta strofe di bellezza incantevole, composto da S. Casimiro e recitato ogni giorno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inno alla Madonna (S. Casimiro, 1456-1484)

 

"Ogni giorno, o anima mia, rendi omaggio a Maria, celebra le sue feste e le sue splendide virtù.

Contempla e ammira la sua altezza, proclama la sua bontà come madre e come Vergine.

Onorala affinché ella ti liberi dal peso dei tuoi peccati.

Invocala affinché tu non sia trascinato dal torrente delle passioni.

Io lo so, nessuno può onorare degnamente Maria; è insensato però colui che cessa di cantare le sue lodi.

Tutti gli uomini debbono esaltarla ed amarla grandemente e mai debbono cessare di venerarla e di pregarla.

O Maria, onore e gloria di tutte le donne, che Dio ha elevato al di sopra di tutte le creature.

O Vergine misericordiosa, esaudite i voti di coloro che non cessano di lodarvi.

Purificate i peccatori e rendeteli degni dei beni celesti.

Salve, o Vergine santa, per cui mezzo le porte del cielo sono state aperte ai miseri.

Voi che non siete stata mai sedotta dalle insidie dell'antico serpente.

Voi, la riparatrice, la consolatrice delle anime disperate, preservateci dai mali che cadono sui cattivi.

Domandate per me che io gioisca d'una pace eterna e che io non abbia la disgrazia d'essere preda delle fiamme infernali.

Domandate che io sia casto e modesto, dolce, buono, sobrio, pio, prudente e nemico della menzogna.

Ottenetemi la mansuetudine e l'amore della concordia e della purità;

rendetemi fermo e costante nella via del bene". 

 

Papa Giovanni Paolo II nel 1987 e  nel 1993

I tempi attuali della rinascita del popolo lituano, ancora cattolico per l’85%, sono stati preannunziati da Giovanni Paolo II, di origine lituana per parte di madre, nata a Vilnius, con la solenne concelebrazione tenuta nella basilica di S. Pietro, il 28 giugno 1987, in occasione del quinto centenario della morte di S. Casimiro e del sesto centenario del battesimo della Lituania: 

“Vi invito tutti a pregare insieme a me, affinché, come ho detto nella lettera inviata ai vescovi lituani per la ricorrenza giubilare - il ricordo dei seicento anni di vita cristiana dei Fratelli e delle Sorelle della Lituania... li aiuti ad essere ancora e sempre fedeli a Cristo ed alla Chiesa". 

Nell'ora del risveglio e della primavera, nell'ora della formazione delle nuove generazioni", come ha affermato Giovanni Paolo II in occasione della "visita ad limina Apostolorum" dei vescovi lituani in Vaticano, si è ripresa la tradizione di innalzare chiese in onore di Maria, come quella di Alytus, in costruzione, dedicata a Maria Ausiliatrice.

In questo clima di riconquistata libertà è stato anche facile per un papa di radici lituane, che "da tanto tempo percorreva ogni giorno con la preghiera le strade della Lituania" e non a caso all'inizio del pontificato aveva destinato al santuario della Porta dell'Aurora la sua berretta cardinalizia, poter realizzare il suo sogno. Infatti, nel pomeriggio del 4 settembre 1993, Giovanni Paolo II approdò a Vilnius, capitale della Lituania, per mettersi subito su quel singolare "sentiero mariano" che conduce dalla Porta dell'Aurora in Vilnius al santuario nazionale di Siluva. Alla Madonna della Porta dell'Aurora, dopo aver sottolineato l'unità nella preghiera di tutti i popoli usciti dal tunnel della tragica utopia bolscevica, recitò il Rosario e al termine lasciò in dono un rosario d'oro. L'indomani, 5 settembre, nel "Vingio Parkas" di Vilnius, alla recita dell'Angelus, ritornò con la mente ed il cuore alla Madre della Misericordia della Porta dell'Aurora e rinnovò l'invito a pregare per le necessità delle Comunità civili ed ecclesiali del Baltico, in particolare perché in esse regnino la concordia e la fraternità: 

"Preghiamo con fiducia la Regina di tutti i popoli, affinché conduca su sentieri di pace la Lituania, la Lettonia e l'Estonia. Ella, che i fedeli qui invocano come Stella Orientis, renda sempre più liberi e solidali i rapporti delle genti baltiche con le nazioni limitrofe. Ottenga che in questa regione d'Europa cresca la fede e, con essa, si consolidino la giustizia e la pace". 

Dalla Vergine infatti hanno imparato che ogni vita, per essere vissuta nella libertà e nella gioia eterna, deve passare attraverso il cammino della Croce. Forse è proprio per questo che per i Lituani le croci sparse lungo le strade sono segno di forza e fonte di nuova vita, mediata sempre dalla presenza discreta, ma significativa, della Vergine Madre di Misericordia.

Molte sono state le sofferenze e le persecuzioni durante i lunghi anni della oppressione comunista. Quando si aprirà questo martirologio, avremo una tale prospettiva di eroismo e di sangue da restare sbalorditi. Il santo padre Giovanni Paolo II lo ha riconosciuto nella sua visita ai paesi baltici nel settembre del 1993 e nei giorni dal 4 al 7 settembre quando fu in Lituania e volle pellegrinare alla Collina delle Croci. Questo è il segno più impressionante sia della Passione del Divin Redentore che di quella della Lituania. Qui il Papa parlò di Martirio e pregò per i martiri, noti e sconosciuti, di questo singolare popolo cristiano. Maria anche qui è stata la madre e la custode della Fede e della realtà etnica di un intero popolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maria, salvaci! 

(Preghiera composta da prigioniere lituane nella Siberia del Nord) 

 

Maria, invoco la tua pietà... Maria, consolatrice degli afflitti,

rasserena i figli della terra bagnata dal sangue e dalle lacrime,

consola i deportati, conforta anche i nostri cuori,

pieni di nostalgia,  di sofferenze, di dolori, 

Maria, t'imploro aiuto per i difensori della patria,

imploro il vero riposo per coloro che hanno sacrificato la vita per la propria terra;  

imploro pace e tranquillità al mio Paese e al mondo stanco.