La Lituania nel 1991 ha riacquistato l'indipendenza, dopo essere stata soggetta all'Urss dall'inizio della seconda guerra mondiale.

In Europa le popolazioni baltiche sono state le ultime ad essere evangelizzate.  La missione nei Paesi Baltici fu organizzata nel corso del 1200, un'epoca di grande fervore mariano; per tale motivo essa venne posta sotto la protezione di Maria e quelle lontane e misteriose regioni del nord vennero chiamate, anche nei documenti della Curia romana, "Terra di Maria". E' significativo che la prima cattedra mariana della Livonia (regione storica attualmente divisa fra la Lituania e la Lettonia) fosse edicata alla Vergine. 

La Lituania e Maria di Enrico Vidau  (dalla rivista “Apostolo di Maria - ottobre 1993)

Situata tra la Polonia, la Russia e la Lettonia, con uno sbocco sul mare, la Lituania è una delle repubbliche del Baltico che da sempre ha lottato per la propria indipendenza. E' abitata da un popolo indoeuropeo che ha costruito le proprie città e coltivato le terre intorno ai fiumi Vistola e Dvina fin dal 1800 a.C., periodo di cui vi sono reperti archeologici che ne attestano la presenza.

Le antiche tradizioni panteiste, ben radicate nel cuore di questo popolo, hanno a lungo ostacolato la diffusione del Vangelo. Un primo tentativo di cristianizzazione avvenne nel 997. Alcuni anni dopo, nel 1009 il monaco tedesco Brunone di Querfurt tentò una nuova evangelizzazione della Lituania con l'aiuto di 18 compagni, ma anch'essi pagarono col sangue del martirio. All'inizio del sec. XIII l'Ordine dei Porta-Spada, che ben presto si fuse con l'Ordine Teutonico proveniente da Gerusalemme con mire di conquista, si impadronì di buona parte delle coste baltiche. A quell'epoca in Lituania regnava re Mindaugas che nel 1250 abbraccia la fede cristiana e riceve la corona dal papa Innocenzo IV. Due anni più tardi si costituisce la prima diocesi, direttamente dipendente da Roma, che viene affidata al vescovo Cristiano, un sacerdote dell'Ordine Teutonico. Ma i metodi dell'Ordine non erano certo favorevoli alla diffusione del Vangelo, poiché imponevano la conversione con le armi ed il saccheggio; perciò alla morte del vescovo Cristiano, avvenuta nel 1270,ebbe fine anche la diocesi da lui fondata.

Vi furono altri tentativi di conquistare al cristianesimo questo popolo, ma solo 117 anni dopo la morte del vescovo Cristiano, nel 1387, la Lituania viene conquistata alla pratica evangelica dai missionari Francescani, chiamati da re Ladislao Jagellone che, sposando Edvige di Polonia, aveva promesso la conversione del suo popolo.

Due principi evangelizzatori

Purtroppo, la missione che incontrava moltissime difficoltà fra quelle fiere popolazioni, dovette assumere un ordinamento militare, quello dell'Ordine Teutonico.  La Lettonia e l'Estonia furono sottomesse, ma la Lituania, meglio organizzata sia politicamente che militarmente, resistette per oltre un secolo e mezzo.  Per la sua conversione al cattolicesimo occorrerà attendere il 1386, quando il principe lituano Jogaila (più conosciuto come Ladislao Jagellone) fu chiamato sul trono della Polonia, a condizione che si convertisse al cattolicesimo, cosa che egli fece assieme alla maggior parte della nobiltà.  Da allora, fino al 1795 quando la maggior parte del territorio lituano passò alla Russia, la Lituania e la Polonia restarono unite.

A reggere la nazione al posto di Jogaila rimase, con il titolo di granduca, il principe Vitautas, suo cugino.  Già cristiano all'epoca della conversione della Lituania, si adoperò grandemente a far accettare la nuova fede dai suoi sudditi.  Egli nutriva anche una profonda devozione nei confronti della Vergine e fece erigere molte chiese in suo onore, come quelle di Kaunas e di Naugirdelis; inoltre, nelle sue campagne militari portava sempre con sé un'immagine mariana avuta in dono dall'imperatore di Costantinopoli.

Dal 1475 al 1484 fu governatore della Lituania il giovanissimo Casimiro (1458-1484), nipote di Jagellone, poi venerato come santo e patrono della nazione.  Casimiro, anche se iniziò a soli diciott'anni a governare, si rivelò un saggio amministratore, oltre che un uomo di intensissima pietà.  Al suo ricordo è particolarmente legato un inno mariano detto Omni die - ossia da recitare ogni giorno - tuttora diffuso in Lituania e che si crede composto dal santo. 

Un'apparizione per il ritorno della fede cattolica

La Riforma protestante investì in pieno le nazioni baltiche.  La Lettonia e l'Estonia, che erano sotto il dominio dell'Ordine Teutonico, passarono direttamente alla Riforma, dal momento che nel 1525 lo stesso gran maestro dell'Ordine, Alberto di Hoenzollern, aderì al luteranesimo e trasformò quei possedimenti in principato ereditario.

La Controriforma cattolica, in cui, come un po' in tutte le nazioni del Nord Europa, si distinsero i gesuiti, significò una profonda opera di rievangelizzazione, che permeò la cultura locale dello spirito cristiano. Ma forse ciò che influì maggiormente sulla riconversione della Lituania e di parte della Lettonia alla fede cattolica fu l'apparizione della Vergine sul luogo del distrutto santuario di Siluva, nel 1612.  L'evento ebbe una vastissima risonanza, non solo fra i cattolici, ma anche fra i protestanti e contribuì notevolmente al ritorno dei baltici alla fede cattolica.

Nel 1795, anche la Lituania passò sotto il dominio russo che sarebbe durato, con una breve parentesi fra il 1918 e il 1940, fino al 1991.

I tentativi di "russificare" quelle nazioni si fecero sempre più intensi, soprattutto dopo le insurrezioni antizariste del 1830-1831.  Si tentarono di colpire i simboli stessi delle nazioni: per esempio la chiesa di San Casimiro di Vilnius, vero cuore della Lituania cattolica e massimo monumento architettonico della nazione, venne requisita dall'esercito russo e in un secondo tempo ceduta alla Chiesa ortodossa; i carmelitani furono allontanati dal santuario della Porta dell'Aurora, sempre a Vilnius; nel 1866 furono addirittura proibiti  i pellegrinaggi, che vennero equiparati ad adunate sediziose.                                

A questi tentativi il popolo si oppose compatto, sostenuto dalla propria fede cattolica, vissuta in profonda sintonia con lo spirito nazionale.

Di questo fatto si resero conto anche gli occupanti; il generale russo Mura'ëv, che aveva diretto la feroce repressione, in un suo rapporto allo zar Alessandro II (1855-1881) scriveva senza mezzi termini: «Non bisogna illudersi e occorre sapere che fino a quando esisterà il cattolicesimo nel Paese, il Governo non riuscirà a sottometterlo».

Dopo la caduta dello zarismo in Russia, avvenuta nel 1917 ad opera della rivoluzione comunista, le nazioni baltiche ricevettero l'indipendenza, che durò fino al 1940, anno in cui l'Armata Rossa occupò quei territori.

In quel periodo, breve ma intenso, anche il culto mariano ebbe modo di espandersi.  I pellegrinaggi divennero grandiosi, particolarmente quello di Siluva, il cui santuario ospitò molte manifestazioni religiose a carattere nazionale.

Questa vitalità suscitò grande ammirazione nell'allora monsignor Achille Ratti, nunzio apostolico in Polonia e poi papa con il nome di Pio XI: egli definì la Lituania "terra di Maria", e la definizione piacque tantissimo ai lituani, che la fecero propria.

Con l'avvento del comunismo la chiesa lituana conobbe nuove persecuzioni.  Durante tale periodo i cattolici del Baltico, e i lituani in particolare, espressero nel pellegrinaggio ai santuari la loro fedeltà alla religione cattolica e nello stesso tempo la loro identità nazionale. Inizialmente i pellegrini dovettero sfidare divieti, disagi e pericoli di ogni genere; poi, divenuti man mano numerosi, resero praticamente impotenti le autorità. La stessa cosa avvenne anche per i famosi "monti delle croci" tipici della Lituania: distrutti a più riprese, sono sempre stati ricostruiti spontaneamente dai fedeli e ingranditi, fino a che le autorità si sono decise a disinteressarsene.

Il ruolo svolto dalla religione e dai santuari nella ritrovata libertà della Lituania è stato pubblicamente riconosciuto e celebrato l'8 settembre 1991, festa della Madonna di Siluva, con una messa di ringraziamento officiata dal Cardinale primate, alla quale hanno partecipato le massime autorità dello Stato lituano. 

I Salesiani e Don Bosco in persona ebbero molte relazioni con le famiglie della Lituania. Di là, allora sotto il dominio della Russia, venivano molti ragazzi per seguire la loro vocazione sacerdotale, e molti di loro, conosciuto Don Bosco e i Salesiani, entravano nella Congregazione Salesiana. Oggi abbiamo ancora in Italia un fiorente istituto per i giovani Lituani a Roma, e le opere Salesiane in Lituania sono tutte rifiorite e si moltiplicano.