NOSTRA SIGNORA DE LA CABEZA Sierra Morena

Il santuario di Nostra Signora della Cabeza ha questo nome di "capo, testa", poiché s'innalza in piena Sierra Morena su una nuda vetta rocciosa di una collina, a 686 m d'altezza e a circa 80 km da Cordova. 

Le origini risalgono alla notte del 12 agosto 1227, quando il pastore Juan-Alonso Rivas vide strane luci sulla collina della Cabeza e udì suonare una campana. Incuriosito, salì sulla sommità rocciosa e, fra i blocchi di pietra, trovò una statua della Vergine. 

Caduto in ginocchio, la Madre di Dio gli rivolse la parola per esprimergli il desiderio d'avere una chiesa in quel luogo e per assicurargli che coloro che sarebbero venuti là a pregare avrebbero trovato un rimedio ai loro mali. La costruzione del santuario fu iniziata nel 1287 ed ebbe termine nel 1304. 

Per il suo sito selvaggio e la strada di accesso che si inerpica per 32 km su interminabili tornanti tra boschi di pini e querce, il santuario ha suscitato in ogni secolo il fascino di scrittori e poeti. 

Già nel XIII secolo, il re Alfonso X il Saggio destinò alcuni canti alla Madonna della Sierra Morena nelle sue Càntigas de Santa Maria, come pure, nel XIV secolo, il re Alfonso XI il Giustiziere la ricordò nel suo "Libro de la caza" (caccia). Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616), nella sua "historia septentrional", "Los trabajos de Persiles y Sigismunda", affermò che il santuario de la Cabeza era famoso non solo in Spagna ma anche nel mondo intero. 

E non si distaccò affatto da questo giudizio il più fecondo scrittore della sua epoca, Lope de Vega (1562-1635), nella sua "Tragedia del rey don Sebastián". 

Un pellegrinaggio che richiama dagli inizi del secolo XIV decine di migliaia di pellegrini e di turisti è la "romería". Il venerdì che precede l'ultima domenica di aprile, convergono ad Andujar da tutte le regioni della Spagna, in particolare dall'Andalusia, oltre 50 confraternite con i loro associati, uomini e donne che indossano le divise proprie delle loro città d'origine. 

Il sabato, dopo una sfilata nella città, essi partono per il santuario attraverso una vecchia mulattiera che raccorcia la distanza di più di 12 km: le donne sul dorso di asini e gli uomini e le coppie sui cavalli. A mezzogiorno fanno una sosta per il pranzo sulle rive deI Jandula, affluente del Guadalquivir, e, sul tramonto, arrivano al santuario, dove ogni confraternita reca il suo dono particolare. A mezzanotte inizia la celebrazione delle sante Messe e nella tarda mattinata ha luogo la processione con la statua della Vergine tra centinaia di bandiere e di stendardi, scoppi di petardi e rimbombi di tamburi.

 La statua è una copia di quella primitiva scomparsa durante la guerra civile del 1936-1939, quando il santuario cadde nelle mani dei rivoltosi, nonostante l'eroica difesa del capitano Santiago Cortes Gonzalez e dei suoi 8 mila uomini.