Le
pietre runiche
Scene
mariane rappresentanti l'Annunciazione, la Visitazione e la Natività furono
dipinte all'ingresso delle chiese e nelle cosiddette "pietre
runiche", dove ricorrevano anche invocazioni come queste: "Dio e
la Madre di Dio soccorrano il suo spirito! Dio aiuti il suo spirito e la sua
anima! La Madre di Dio l'assista più di quanto egli non meriti!".
Tutto per Maria
Dentro i chiostri austeri i monaci danesi apprendevano a venerare ed a onorare Maria, che, instantemente invocata, profondeva raggi di grazia, di dolcezza, di poesia, atti a moderare l'ardore dei temperamenti, ad addolcire i rigori della penitenza, a rendere più sopportabili le fatiche del lavoro manuale o le preoccupazioni del lavoro apostolico.
Ogni loro convento era consacrato a Maria; vi si recitava il piccolo "Ufficio della Vergine"; vi si celebrava fedelmente la santa Messa del sabato "De Beata"; vi si praticava una devozione mariana tutta freschezza e ardore.
I monaci davano il nome di Maria a piante medicinali e a fiori e, nelle loro scuole di apprendistato, insegnavano ai giovani ad incidere sulla pietra, sul legno e sul ferro le glorie della Vergine.
Celebravano le feste di Maria con una tenerezza, soffusa di austerità e insieme di splendore, con cerimonie liturgiche di suggestiva e raccolta religiosità, quali la processione della "Salve Regina" dopo Compieta, attorno alle mura del convento, ed antifone e canti suggeriti dai migliori di loro, inneggianti a Maria "Raggio del Sole", "Fulgida Stella del mare", "Santa Genitrice di Dio".
Il
Rosario Nel 1496, il sacerdote Michele Nicolaї, parroco della parrocchia di Sant'Albano di Odense, poteva asserire in un suo lavoro sul Rosario che ormai tutti i Danesi portavano il rosario in mano e al collo e se ne servivano per pregare. Egli lo chiamava "Salterio" e raccomandava di "leggerlo", perché non si componeva come ai nostri giorni di quindici misteri, ma di cinquanta, centocinquanta o addirittura duecento. I fedeli, non potendoli ricordare testualmente, dovevano nella recita avere davanti una loro lista scritta. Poesia In
una sua originale poesia sulla "Creazione", il parroco poeta Michele Nicolaї
evidenziava il conforto dei nostri progenitori durante la cacciata dall'Eden
per l'annunzio della Nuova Eva alla quale fa dire: "Io sono il sole che brilla sempre, L'acqua che Dio ha cambiato in vino, La sorgente zampillante del Paradiso. Qualunque cosa io
voglia fare in cielo e
sulla terra, Le
mie parole hanno sempre il potere di realizzarlo. Dio mi ha dato una grande autorità".
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