La repubblica della Bosnia-Erzegovina è costituita dalle due regioni omonime, che fin dalla più remota antichità hanno avuto quasi sempre una storia comune. Abitate in origine da popolazioni illiriche, divennero provincia romana; dal VII all'VIII secolo furono slavizzate dai Serbo-croati e successivamente passarono sotto la dominazione dei Bulgari, dei Bizantini e degli Ungheresi con brevi interruzioni di indipendenza nazionale.

Ma nel 1463 la Bosnia e nel 1482 l'Erzegovina caddero entrambe nelle mani dei Turchi, che vi rimasero per ben quattrocento anni, realizzando un'estesa islamizzazione riscontrabile anche oggigiorno nel paesaggio cittadino e rurale: cupole e snelli minareti sono sparsi ovunque; Sarajevo ne è ricca e si presenta all'occhio dei visitatori come un miscuglio di Oriente e di Occidente, mentre Mestar appare interamente turca con case e moschee strette intorno ad un caratteristico ponte, distrutto dalla recente guerra. 

La devozione mariana

In tale contesto la devozione mariana, che era iniziata a fiorire già alla metà del III secolo con l'arrivo dei primi evangelizzatori dall'Italia e dalla Grecia, subì forti scosse soprattutto nel ceto abbiente, interessato a farsi mussulmano per conservare i propri beni e privilegi. I contadini invece rimasero cattolici od ortodossi e intensificarono il loro amore per la Vergine. Infatti, quando i loro contrasti religiosi sfociavano in violenti conflitti, per attingere forza essi andavano prima a prostrarsi davanti alle più antiche icone, come a quella venerata nella chiesa del villaggio di Cajnice, che si fa risalire al IV secolo e provenire dal monastero del Monte Athos di Grecia. E quando le loro case, chiese e santuari venivano bruciati ed essi erano costretti a cercare scampo nell'esilio, portavano con sé le sacre immagini per salvarle dal pericolo della profanazione.

I Frati Minori Francescani

Non si può non ricordare il ruolo determinante che ebbe la presenza dei Frati Minori Francescani nella Bosnia-Erzegovina in mano all'impero turco e sottoposta a un fortissimo processo di islamizzazione.  Lì, ancora adesso i frati sono chiamati "zii"; tale titolo affettuoso deriva dal fatto che quando dai loro conventi sulla costa dalmata, andavano in missione, erano ospitati dalle famiglie e queste, se dovevano giustificare davanti alle autorità la loro presenza, dicevano che erano degli "zii" che erano venuti a trovarli. 

Una terra martoriata: gli accorati appelli di pace di Papa Giovanni Paolo II

Questa storia drammatica del lontano passato si è ancor più aggravata nel nostro secolo per la crudele aggressione nazifascista di Hitler, per la tirannide comunista di Tito e per i tragici conflitti di "pulizia etnica" dei nostri giorni. Tutto il mondo conosce gli innumerevoli tentativi di Giovanni Paolo II presso i responsabili politici della guerra fratricida, a livello nazionale e internazionale.

Tutto il mondo si commuove all'ascolto dei suoi accorati appelli: "I Balcani precipitano verso l'abisso. L'Europa non può tollerare di vedere popolazioni intere private dei beni più fondamentali, città annientate, i suoi figli sterminati. Basta con la guerra! Devono trionfare la ragione e la fraternità!".

In una terra così martoriata il ricorso a Maria sotto il titolo di Madonna Addolorata, di Consolatrice degli afflitti  e di Assunta in Cielo è stato più che naturale. Immagini dell'Addolorata si conservano gelosamente in casa e si va spesso a venerarle nelle chiese parrocchiali e nei santuari.