DA CINQUECENTO ANNI UNA PRESENZA AFFABILE  (mons. Ugo Pedrini)

 

Nella liturgia in lingua latina per la festa dell'Apparizione, autorizzata con decreto della Congregazione dei Riti il 18 settembre 1787, l'inno dell'ora canonica dei Vespri iniziava con questa gressus- strofe:

Eja, longinquae properate gentes 

huc ubi Summi placuit Beatae 

Numinis Matti perhibente fama 

sistere gressus.

( Orsù, affrettatevi, genti lontane, / qui dove piacque alla Beata Madre / del Sommo Dio, con perenne fama / posare i piedi.)

L'autore dei testi liturgici, il Sacerdote Francesco Ranzetti, nativo di Berbenno e, all'epoca, Prevosto di Delebio, ha interpretato splendidamente, con la lingua di Cicerone, e anche con un tantino dell'enfasi tipica di quella stagione letteraria, il desiderio espresso dalla Madonna in occasione dell'incontro con Mario degli Omodei, presso il ponte della folla, quel mattino di primo autunno. La Beata Vergine Maria ai privilegiati con i quali si confida consegna sempre un messaggio, che le sta particolarmente a cuore : "Qui sono venuta per dirvi che vi voglio bene e desidero che nella chiesa che si costruirà in questo luogo venga tanta gente. Bene avrete !"

 

Da quel lontano 29 settembre 1504 il pellegrinaggio delle "genti lontane" non ha conosciuto soste. In un crescendo, che conserva intatta la freschezza della gioia per un incontro che apre il cuore alla speranza, moltitudini di uomini e di donne hanno messo la loro mano in quella d'una Madre, che ha carezze per tutti.

"Affrettatevi !" A passo svelto, come per un appuntamento atteso, come verso la luce desiderata dopo giornate o anni di buio angoscioso. A passo svelto, come, ancor oggi, usano i pellegrini, che affollano il Santuario durante la novena, nelle primissime ore del mattino. C'è in questo correre qualcosa che richiama il viaggio "cum festinatione" di Maria da Nazareth a Ain Karem, per incontrare Elisabetta. Ha ragione chi ha visto nell'accorrere di Maria la misura dell'amore per Colui che l'aveva scelta per madre e per Colei che avrebbe chiamato figlio il Precursore. Chi ama rifiuta il passo stracco e cadente proprio di chi ha il cuore arido.

 

Un fiume di pellegrini in mezzo millennio. E un fiume di Grazie per tutti, specialmente nei passaggi difficili della contorta vicenda umana. L'uomo di tutte le epoche sogna un luogo, dove, nel silenzio, possa ricuperare se stesso. Lourdes è un approdo sicuro per folle enormi di disperati e di delusi, da centocinquant'anni. Il Santuario di Tirano si propone come una piccola oasi, dove la stessa Madre celeste di Lourdes, di Fatima, di Caravaggio e di moltissime altre cittadelle dello spirito accoglie con tenerezza genti lontane e vicine. La stessa ubicazione del Santuario suggerisce una sosta e la incoraggia : per chi viaggia verso l'Alta Valle e fissa lo sguardo sulla imponente luminosa facciata, al termine del lungo rettilineo; per quanti scendono dai centri turistici di Bormio, di Valfurva e di Aprica; per le popolazioni della Val Poschiavo. Il Santuario della Madonna di Tirano, sorto in anni difficili e arricchito di opere di grande pregio artistico lungo i secoli, è il cuore della Valtellina. Per l'intrecciarsi di circostanze che rivelano un disegno misterioso, che conduce al Buon Signore. La maestosa basilica non dispone di ampi spazi nelle sue adiacenze. La strada statale che le corre al fianco le toglie anche silenzio e raccoglimento discreto. Quasi a voler rimarcare il ruolo di crocevia che le compete, in una Terra, che, anche per la sua conformazione geografica, fu e rimane una via che collega la Lombardia al Centro Europa.

 

La storia della Valtellina, in questi cinque secoli - i più vivaci e anche sofferti della sua vicenda - ha forti legami con questo luogo di preghiera. Il Santuario è inserito vitalmente nella nostra esperienza quotidiana. Fu lazzaretto, quando la peste devastò paesi e borgate. Conobbe il fervore di san Carlo Borromeo, che vi sostò una notte in preghiera. Ospitò personaggi illustri, governanti, condottieri di milizie, diplomatici di grosso spessore. Fu amato dai Pontefici. In anni recenti vegliò su opere di assistenza ai disabili. Fu al centro di aspre contese, quasi a significare che la Madonna ci accetta con tutte le nostre debolezze e ci sta vicina per condurci, attraverso la via dell'umiltà, a un vivere sereno e concorde.

Dal 1946, la Madonna di Tirano è la Patrona principale della Valtellina. Il titolo le è stato assegnato da Papa Pio XII. Si era all'indomani della guerra, che aveva lasciato strascichi di paure tracce di odio. E' tuttora vivo negli anziani il ricordo della Festa dell'Assunzione di quell'anno. Il Card. Ildefonso Schuster e molti Vescovi e una folla imponente di popolo festante chiesero alla Santa Vergine la grazia di una pace sicura e la volontà di seppellire odi e rancori, per riprendere il cammino con l'animo rinnovato.

 

Nei cinquecento anni della Sua presenza, attorno al Santuario sono fiorite leggende e credenze, che, pur con il rispetto dovuto alla buona fede di chi le ha tramandate, probabilmente lasciano indifferente l'uomo di questo nostro tempo. L'elenco circostanziato di guarigioni miracolose, conservato negli archivi, rimane comunque il segno di una pietà viva é di un fervore, che ha conosciuto alte vibrazioni. Ma il miracolo è tuttora di casa nel Santuario di Tirano. Avviene nei colloqui a tu per tu, quando chi ha smarrito la bussola confida le proprie sconfitte alla Mamma, che comprende e propizia il perdono.  Sempre.