"ENTRA PER PREGARE, ESCI PER AMARE"

(Suor Ketty, Superiora Generale della Congregazione “Figlie della Croce”)

 

Carissime Suore,

sulla porta della Cappella delle suore di Chiavenna, c'è un semplice invito: "Entra per pregare, esci per amare".

Queste parole potrebbero riassumere la vita della nostra cara Suor Maria Laura Mainetti, barbaramente uccisa nella notte di martedì 6 giugno. Aveva 60 anni, era nativa di Colico, di questa bella vallata al confine tra l'Italia e la Svizzera.

Rimasta orfana subito dopo la nascita, ha attinto dalla sua famiglia una fede profonda e generosa. Ancora adolescente, ha sentito la chiamata di Gesù Cristo e, a vent'anni, è diventata Figlia della Croce.

Tra i suoi alunni, in comunità, in parrocchia, si donava senza calcolare, prevenendo i bisogni con spontaneità e discrezione.

Ha lasciato l'insegnamento quattro anni fa, continuando ad essere responsabile del Pensionato delle studentesse di Scuola Alberghiera; la sua missione si estendeva sempre di più verso i malati più bisognosi  e persone anziane da visitare, giovani disorientati da accompagnare, persone in difficoltà da ascoltare... "Noi possiamo realizzare grandi cose, dicevi spesso, ma dobbiamo immergerci nel quotidiano, disponibili a chi bussa alla nostra porta, aperte ad ogni sofferenza lasciandoci evangelizzare dai più piccoli". Tutta la sua vita era vivificata da questo Soffio.

Aveva preso molto a cuore l'impegno del Capitolo 1992:

"Vogliamo essere decisamente presenti ai giovani".

Il lavoro comunitario dell'anno sulla povertà sembrava aver aperto maggiormente il suo cuore il suo campo e missione. I cammini di umanizzazione non sono senza rischi e lei lo sapeva.

Attingeva nella preghiera questa tenacia e questa forza dolce che la caratterizzavano.

"Entra per pregare, esci per amare". E' in nome del suo amore per Gesù Cristo che quella sera è uscita per rispondere a una chiamata telefonica. Rispondere a una richiesta di aiuto era per lei più forte che la paura reale di un tranello.

Il dramma si è consumato: uccisa con 19 coltellate su un sentiero che conduce dalla città verso la montagna.

Non sappiamo quale mano criminale si sia abbattuta su di lei…..... Sappiamo che è solo l'amore che l'ha condotta a questo calvario.

La contemplazione del Figlio, la passione per il Vangelo, che l'abitava, l'hanno condotta fino a versare il sangue, segno supremo del dono della sua vita.

Quando all'alba un passante scopre il suo corpo, è la costernazione generale, la collera, il dolore, gli interrogativi... La notizia si diffonde ovunque...

A poco a poco il dolore immenso di tutta la Congregazione, della sua famiglia, condivisa da tante persone conosciute e sconosciute, si tinge di luce pasquale: "O morte dov'è la tua vittoria?". Da ogni parte giungono grida di fede e di ammirazione:

"Suor Maria Laura, martire dell'anno giubilare..., apostola e martire della carità..., buon Samaritano di oggi..., piccola Teresa di Calcutta..., Suora dalla fede trasparente, dalla carità inesauribile...".

La sua testimonianza si ripercuote sulla Congregazione. Truppe televisive e radiofoniche ci chiedono di parlare del nostro Carisma troppo poco conosciuto, dei nostri Fondatori. Le Suore si prestano con coraggio e semplicità. Ci ringraziano di avere il coraggio di esprimere la nostra speranza in questa prova così terribile.

La testimonianza del popolo non si fa attendere. Per due giorni, bambini, giovani, adulti vengono ad esprimere la loro sofferenza, la loro solidarietà, il loro grazie.

Per la celebrazione dei funerali, attorno a mons. Maggiolini, vescovo di Como, si raduna una folla innumerevole, silenziosa e orante.  Suor Maria Laura, portata da sei suoi ex alunni, lascia la casa salutata da scoppi di applausi che si ripetono in piazza del comune, lungo le vie e nei dintorni della Parrocchia. La Chiesa non contiene che una piccola parte dei partecipanti ad una Eucaristia impressionante di dolore contenuto e di fede che esplode in una magnifica liturgia: mistero di morte e di gloria!

Mons. Maggiolini pone un interrogativo: "Che cosa ci dicono la vita e la morte della nostra sorella? Ci suggeriscono che l'attenzione ai poveri non è un mestiere, ma un amore. Non ci sarà né legge, né contratto, né salario che obbligheranno ad andare a un ap­puntamento, di notte, dove si pensa che c'è bisogno di una persona che ama. Ma se alla base dell'esistenza c'è la fede in Gesù Cristo che ci ha amato fino alla fine, allora la volontà di spendersi per gli ultimi è totale, senza limiti".

Il giovane Luigi, originario della Parrocchia, ordinato sacerdote il giorno dopo afferma: "Suor Maria Laura sarà un esempio per sempre nella mia missione. So quanto era impegnata nel sociale. Per me rappresenta un modello di vita religiosa al quale ispirerò tutta la mia vita". Durante la celebrazione della sua prima Messa, aggiunge: "Oggi non so come la morte di Suor Maria Laura e il mio sacerdozio siano legati... un giorno, lo saprò".

I responsabili politici riconoscono la qualità della sua missione. Il Presidente della Regione Lombarda, Roberto Formigoni scrive: "Siamo sicuri che la testimonianza e il dono di Suor Maria Laura segneranno la Chiesa e la comunità civile lombarda. La sua attività educativa, la sua dedizione agli ultimi della società ci indicano il cammino di una condivisione e di una solidarietà che prendono profondamente a cuore il destino di ogni uomo".

Diversi laici vengono a dirci: "Questo avvenimento deve svegliarci. Dobbiamo continuare la missione di questa Suora, tutti insieme, Suore e laici".

Anche noi, Figlie della Croce, siamo sconvolte da questa morte. La Croce ( pesante, disarmante. Che cosa vuol dire il Signore attraverso una prova così carica di tenebre? E tuttavia vogliamo credere in una forza che ci sorpassa, quella delle fecondità della Croce.

"Oseremo rischiare la Parola di Speranza?" (Capitolo 1992).

Dalla vita molto semplice di una delle nostre Suore inizia a sgorgare una sorgente, uno zampillo di vita evangelica. "Dalla ferita nasce la vita!".

Questa sorgente ci parla della nostra consacrazione, della nostra vita offerta alla Trinità, del nostro desiderio di identificazione con Gesù Cristo, della nostra scelta dei più poveri, dei feriti della vita. E questo ci conduce alle origini della nostra Congregazione.

Andrea Uberto e Giovanna Elisabetta hanno riconosciuto in Suor Maria Laura, la Suora che "dona a piene mani e senza calcolare..." come la preghiera a Fondatori che le nostre Suore d'Italia dicono ogni giorno :

"Dio nostro Padre,

ti rendiamo grazie

per le meraviglie che hai compiuto

in Sant'Andrea Uberto e Santa Giovanna Elisabetta.

Ti benediciamo perché il loro cuore e le loro mani

si sono sempre aperti a servire i piccoli e i poveri.

Concedi anche a noi

per loro intercessione,

di annunciare con la vita

la Parola di Speranza che viene dalla Croce. Amen".

Il telegramma inviato dal Santo Padre ci invita ad aprire il nostro cuore alla speranza:

"Possa il sangue versato da questa Suora, fedele testimone del Vangelo, diventare seme di speranza e di un rinnovato ed autentico impegno di fraternità e di solidarietà cristiana ".

La nostra Sorella tanto discreta non avrebbe mai immaginato la risonanza della sua vita e della sua morte nella Chie­sa e nel mondo!

Con tutte voi, mie Suore, amo dirle:

"Grazie, Suor Maria Laura,

per la tua vita donata a piene mani.

Ti sappiamo nella felicità,

nella Terra dei viventi.

Tu vedi ora Colui che hai contemplato

nella fede.

Tu hai dimostrato che il nostro Carisma

è attuale e molto vivo!

Oggi, ottieni a noi la grazia di questa

fiamma che ti ha guidato fino alla fine".